martedì 29 novembre 2011

L'oro zecchino di Napoli

Lo scorso venerdì, alla trasmissione a cui solitamente partecipo, avevo preventivato quattro punti tra Lazio e Napoli. Però, in cuor mio, pensavo ai risultati invertiti e prima della partita con gli azzurri covavo la vivida speranza nella fuga. Tuttavia questo pareggio è d’oro. Oro zecchino. Questo pareggio al San Paolo, sarà una banalità, equivale a una vittoria

Innanzi tutto, perché abbiamo cancellato dalla corsa una possibile (ancorché improbabile) pretendente alle parti più nobili della classifica. Il Napoli è out, e tanti saluti al progetto di De Laurentiis.

Inoltre, per guardare a casa nostra, ci si chiedeva che cosa sarebbe successo quando la Juve si fosse trovata a inseguire. Ecco la risposta, dopo essere stata sotto di due gol per due volte. Situazione che secondo il Mister “avrebbe stroncato qualsiasi altra squadra”. Qualsiasi non so, ma una gran parte di sicuro.

Dopo il pareggio col Bologna e la fatica con la Fiorentina, c’era chi attendeva la Juve al varco di questo terzo turno infrasettimanale. Avanti il prossimo dubbio, che questo non regge.

Rosa corta? Sicuro. Ma stasera non c’era Marchisio e c’era Estigarribia. Sì, quello che ha riaperto la partita la seconda volta e che avrà fatto duemila chilometri sulla fascia sinistra. Poi, se avessimo anche un vero vice-Pirlo, per far rifiatare ogni tanto anche Andrea, e un vero centrale di difesa al posto di Bonucci, saremmo da finale di Champions. Ma per ora ci si accontenta volentieri.

Se poi Pepe segna in tre gare di fila significa davvero che i pianeti si stanno allineando. Non sono ferratissimo in materia, ma spero che il campionato finisca prima del compimento delle profezie Maya: ci rimarrei piuttosto male a non vedere come va a finire questa stagione.

domenica 27 novembre 2011

Qualcosa è cambiato. In tribuna stampa (A-Team su LaStampa.it)

Ora soltanto la scaramanzia può spingerci a non parlare di quella cosa là che ha tre colori e si appunta sul petto (per favore, sulla sinistra, dalla parte del cuore e non come i cafoni sullo sterno).

Dopo aver battuto le milanesi, vincere in casa della Lazio, squadra su cui sto puntando dall'inizio del campionato e che sicuramente finirà in zona Champions, non è più un esame di maturità: è laurea a pieni voti. Martedì si fa il master a Napoli, ma comunque finisca saremo lassù, davanti a tutti.

Il Mister continui pure a fare il pompiere, che va bene così, ma i segnali che qualcosa è cambiato sono evidenti. Non dico in campo, quello lo sapevamo già. Ma fuori, in sala stampa, in tivù: presidi che da tempo sono diventate barricate anti-juventine.

Prendiamo Sky e il duo Caressa-Marchegiani. Sono due professionisti tra i migliori, competenti, hanno ritmo e sottolineano alla grande le fasi gioco, talvolta pure enfatizzandole e facendole sembrare più belle di quelle che sono. Ma quando hanno davanti la Juve, uno torna l'ultrà giallorosso, l'altro non riesce a reprimere il passato laziale e torinista. Sul fallo di mano di Barzagli (scomposto, ma a un metro dalla deviazione di Buffon) si sono soffermati manco fosse stato il calcio di Cantona al tifoso del Crystal Palace.

Segnali. Siamo di nuovo temibili. Come tutti i “però” e i “ma” che leggiamo e ascoltiamo nei commenti. Quelli più repititivi sono “ma gioca sempre con gli stessi 11”, “però ha la panchina corta”, “però dipende da Pirlo”. Tutto vero. Ma per giocare 38 partite, una alla settimana, servono 50 titolari? Se giocano sempre gli stessi 11 e vincono sempre, qualcuno sente l'esigenza di cambiarli? Anche l'Argentina dipendeva da Maradona, ma non ho mai sentito dire “però”.

Ho anche sentito dire settimana scorsa contro il Palermo da un solone in tribuna stampa: “Però Vidal è troppo scarso”. È considerato uno dei più grandi di questo mestiere. Il che mi porta a pensare che di calcio non ci capisco davvero nulla. Anche perché io penso che questa Juve, al di là della classifica e delle statistiche, finora s'è dimostrata la migliore squadra in assoluto di questo campionato.

Proprio la migliore, senza “se” e senza “ma”. E con Vidal.

domenica 20 novembre 2011

Tardelli, Gerrard, Lampard? Marchisio (A-Team su LaStampa.it)

Il calcio sa essere logico. Il Palermo è arrivato a Torino senza punte e senza punti. Pinilla ed Hernandes per una squadra così significano molto, come molto significava aver raccolto in trasferta un unico, misero pareggio e quattro sconfitte, senza uno straccio di gol. Pure la statistica gli giocava contro: aver vinto le ultime tre partite a Torino accorciava radicalmente le possibilità di proseguire un'improbabile striscia.

Con queste premesse non sorprende il 3-0 finale, nonostante nel primo tempo Gigi Buffon abbia avuto l'occasione di ricacciare in gola ai tanti gufi le critiche su un possibile (ma lontanissimo) declino. Il più forte d'Italia è ancora lui, non lo discuto nemmeno più.

Tardellix è già un soprannome che comicia a girare per Claudio Marchisio. Oggi non mi pare più azzardato associarlo al grande Schizzo: finalmente gioca nel ruolo più congegnale (ma ci voleva davvero l'arrivo di Conte per capirlo?) e, per qualità e continuità, sta diventando uno dei centrocampisti più forti d'Europa.

Personalmente, lo vedo come un felice incrocio tra Steve Gerrard e Frank Lampard. Qualità e visione di gioco sommata a un numero impressionante di palle recuperate e di chilometri percorsi. Mi sembra di constatare che anche gli stessi compagni comincino a trattarlo in campo col rispetto riservato a quelli veri, quelli che ti fanno vincere.

Un indizio risiede proprio nell'azione del suo quinto gol di questa stagione (media impressionante, da bomber più che da centrocampista). Sul passaggio di Vucinic, infatti, Matri ha tagliato con i tempi perfetti e, in questi casi, è davvero difficile che una punta di ruolo si privi del tiro quando si trova col pallone in mezzo all'area. Alessandro, invece, ha preferitofare velo per favorire l'inserimento Marchisio. Segno che di lui ci si fida e che ha il carisma giusto per pretendere un velo anche da un attaccante che quando vede la porta come pochi.

Infine, mister Conte invita a non leggere la classifica. A me, sinceramente, riesce difficile: essere primi, con una partita in meno regala una dolcissima vertigine. Quanto al gioco, credetemi, in Italia di gente che gioca meglio proprio non ne vedo.

P.S.: a Martinello, assiduo partecipante al forum di A-Team, un abbraccio e le mie più sincere condoglianze per la perdita della mamma.

venerdì 18 novembre 2011

Rosa tenebra

I dati Fieg sulle diffusioni di ottobre confermano la sensazione di uno sfoglio che dura al massimo il tempo di un caffè ristretto. Così il giornale rosa, in caduta libera, non è più sul podio tra i quotidiani italiani, sorpassata a destra da quello salmonato. E ha già La Stampa negli specchietti, con la freccia accesa. Mai successo in 115 anni di storia.

Corriere Della Sera 460.517 +0,3%
Repubblica 433.211 -3,8%
Il Sole 24 Ore 281.858 +11,3%
La Gazzetta Dello Sport 273.472 -14,3%
La Stampa 265.600 -6,3%
Il Messaggero 182.250 -5,4%
Il Giornale 157.468 -0,6%
Avvenire 108.147 +6,9%
Libero 98.880 -1,3%

Prestissimo, si direbbe

mercoledì 16 novembre 2011

Panchine ghiacciate

Interessante statistica. Prendendo in considerazione i tre allenatori da più tempo alla guida della stessa squadra nei cinque principali campionati nazionali europei, gli italiani sono in fondo e quello che dura da più tempo è all'esordio in Serie A. In Inghilterra, al contrario, non sembrano conoscere la parola esonero.

Premier League Alex Ferguson Manchester Utd 06/11/1986
Premier League Arsene Wenger Arsenal 30/09/1996
Bundesliga Thomas Schaaff Werder Bremen 10/05/1999
Premier League David Moyes Everton 15/03/2002
Ligue 1 Christian Gourcuff Lorient 01/07/2003
Ligue 1 Franck Dumas Caen 01/05/2005
Liga Manolo Preciado Sporting Gijon 01/07/2006
Ligue 1 Alain Casanova Toulouse 31/05/2008
Liga Unai Emery Valencia 01/07/2008
Liga Pep Guardiola Barcelona 01/07/2008
Bundesliga Jurgen Klopp Borussia Dortmund 01/07/2008
Bundesliga Jos Luhukay FC Augsburg 14/04/2009
Serie A Attilio Tesser Novara 11/06/2009
Serie A Walter Mazzarri Napoli 06/10/2009
Serie A Edoardo Reja Lazio 10/02/2010

(Fonte: Opta Sports)

lunedì 14 novembre 2011

Giocheremo così

Apperò

JUVENTUS FOOTBALL CLUB S.p.A. ha depositato in data odierna presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ricorso ai sensi dell’art. 30 del codice del processo amministrativo contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e nei confronti della F.C. INTERNAZIONALE s.p.a. chiedendo la condanna al risarcimento del danno ingiusto subito dall’illegittimo esercizio dell’attività amministrativa e dal mancato esercizio di quella obbligatoria in relazione ai provvedimenti adottati dalla FIGC nell’estate del 2006 e del 2011.

Con tale atto JUVENTUS intende far accertare la mancanza di parità di trattamento e le illecite condotte che l’hanno generata ottenendo il risarcimento agli ingenti danni che sono prudenzialmente stimati in diverse centinaia di milioni di euro per minori introiti, svalutazione del marchio, perdita di chances e di opportunità, costi e spese.

Il ricorso dà seguito alla pronuncia del Presidente Tribunale Nazionale di Arbitrato dello Sport (TNAS) del 9 settembre 2011 che ha rimesso la Società innanzi al TAR limitatamente ai danni e rientra nella più ampia strategia di tutela della Juventus in ogni sede, già preannunciata nella conferenza stampa del 10 agosto 2011.

mercoledì 9 novembre 2011

Calciopoli non si ferma a Napoli


Esistono due categorie di cittadini: quella che a ogni sentenza insorge contro il potere della magistratura e urla al complotto e quella che accetta le decisioni di un potere che nasce indipendente per natura e tradizione democratica. Per cultura, studi, senso civico ed etico mi vanto di ascrivermi al secondo gruppo, proprio nel giorno in cui il mentore e più forte propugnatore del primo vede sfiorire la sua discutibile parabola politica.

Questo per rispondere ai tanti che, direttamente o indirettamente, mi chiedono un giudizio sul processo a Luciano Moggi & co.
Avendo di molto deprecato chi invece di proporre elementi di ragionevolezza (e innocenza) preferiva attaccare gli organi della giustizia, non posso certo pormi altrimenti ora.

A Napoli, di fronte al giudice Teresa Casoria, non si giocava una partita da tifo ultrà. Era un processo penale e, mentre contestare le sentenze di un organo giudicante abborracciato come quello sportivo è lecito e sacrosanto, questa è tutta un'altra faccenda.

Il giudice, che nel processo penale è un organo collegiale e quindi per prendere una decisione deve avere elementi che convincono tutti e tre i giudici, ha avuto il tempo di analizzare tutte le prove a carico e discarico. Al contrario di quanto ebbe un processo sportivo che continua a rimanere vergognoso per modalità e risultati.

Di fatto, che cosa emerge da Napoli? Che Luciano Moggi e la sua cosiddetta cupola condizionava il campionato. Ma occhio, amici ultrà, non per far vincere questo o quello e per rimediare vantaggi sportivi. La sentenza parla chiaro: soltanto per avere vantaggi diretti e personali. Che vanno oltre la Juve. Perché, come recita il sito bianconero: “La sentenza odierna afferma la totale estraneità ai fatti contestati di Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell’articolo 2049 c.c.”.

Detto questo, due considerazioni doverose. La prima è che questo è soltanto il primo grado di giudizio, le cui motivazioni sono ancora tutte da leggere. Prima di emettere considerazioni definitive è prudente attendere che la sentenza passi in giudicato. Questo per senso di rispetto verso la giustizia.

Seconda, è che il “tutti colpevoli, nessun colpevole” cercato dalla difesa di Moggi, quando tirava in ballo le telefonate di Moratti e Facchetti è fallito. Ma non ha smontato la tesi, che mi pare molto più percorribile, auspicabile e indifferibile, del “tutti colpevoli, tutti puniti”, che deve stare alla base di un ordinamento democratico degno di questo nome.

Che pertanto siano condannati Lotito e Della Valle e, dopo tutto quello che abbiamo letto e sentito, l'Inter ne esca immacolata appare un'iniquità preclara. Ma il giudice di Napoli non era tenuto a esprimersi su quelle telefonate, portate in aula per dimostrare altro. Ovvero l'innocenza degli imputati e non un'ulteriore colpevolezza. Quello sarebbe stato il compito di una giustizia sportiva convincente e vera. Quella che nessuno avrebbe contestato, mentre, nonostante questa sentenza napoletana, piaccia o non piaccia, si continuerà a fare.