mercoledì 28 dicembre 2011

Ma che ce ne facciamo di Borriello?

Caro Anno Nuovo, per favore, smentiscimi. E fra sei mesi fammi scrivere un post di scuse a Marco. Ma oggi proprio non riesco a evitare di rispondere: "Niente".

lunedì 19 dicembre 2011

Il tempo degli esami è finito (A-Team su LaStampa.it)


Trentatré punti in 15 partite, media 2,2. Reti fatte: 27, seconda del campionato (Milan 33), ma con un solo rigore a favore (contro i 5, di cui alcuni definiti “generosi”, dei rossoneri); gol subiti 11, seconda del campionato (Udinese 9). Imbattuta, unica in Europa nei campionati che contano. Imbattuta in casa da nove mesi, sempre a segno da 14 match consecutivi, sei punti in più rispetto alla scorsa stagione. Con il gol di Quagliarella di ieri, sono ben 11 i marcatori. Per quel che serve, media inglese +1, unica squadra di A in positivo(l'Udinese è a 0 e il Milan a -1).

Questi numeri non lasciano spazio a interpretazioni, eppure la Juve sta partendo per Udine e sento ancora parlare di esame. Evidentemente ne ha più la Juve quest'anno di un corso di laurea di veterinaria, celebre per la quantità di prove.

Era esame di maturità quello col Milan. Passati con lode. Erano esami quelli della doppia sfida a fila con Fiorentina e Inter: sei punti. Erano esami le due trasferte ravvicinate con Lazio e Napoli: passate con ampio onore. Era un esame la partita con la Roma: magari la lode no, ma passato senza tentennamenti.

Ora ci tocca sentire che anche a Udine è un esame. Ma quanti ne dobbiamo passare per farci prendere sul serio? Che quando il Barcellona va a giocare a Valencia va a fare esami? Il City ha passato un esame con l'Arsenal? Il Bayern è ancora costretto a fare esami?

A Udine si può vincere o pareggiare, ma sarà una partita contro un'ottima squadra. Diciamo pure uno scontro diretto, ma il tempo degli esami è passato. In Italia, almeno, nessuno può più farci da professore. Con tutto il rispetto, nemmeno la squadra di Guidolin.

Vedremo come andrà a finire, ma qualsiasi sarà il risultato al Friuli, Conte e i giocatori (e pure tutti noi bianconeri) si godranno un panettone mangiato a quattro palmenti. Il tempo degli esami è finito e non ritornerà.

martedì 13 dicembre 2011

Speriamo che il Natale arrivi presto (A-Team su LaStampa.it)

“Stiamo andando a tremila giri, speriamo di non grippare il motore”, dice il Mister. Per la verità, qualche segno di cedimento s'è visto soprattutto nel cuore del gioco: a centrocampo.

Sorvoliamo sull'orrore di Vidal, una roba che non ho mai visto neanche sui campetti dove gioca mio figlio, ma è stata anche la coppia Pirlo-Marchisio ad andare fuori giri. Contro il Napoli s'è giocato senza Marchisio e s'è fatto una grande figura, contro il Cesena abbiamo fatto a meno di Pirlo e s'è vinto come da prassi. Senza entrambi, di fatto, proprio non si può stare.

Azioni confuse e, soprattutto, quei maledetti, inutili lanci dalla difesa hanno manifestato che sarà bene che il Natale arrivi presto. Ora c'è il derby col Novara e poi l'insidiosa trasferta di Udine. Firmo per quattro punti che ci permettano di arrivare alla sosta imbattuti e in testa, sebbene in ampia compagnia. A giugno avrei firmato con un paio di litri di sangue.

Finita questa considerazione generica, ieri di bello s'è visto soltanto il rigore parato da Buffon (che cos'è questo silenzio? Dove sono tutti quelli che qualche settimana fa volevano venderlo per lasciare posto a Storari?), che arrivato un pugno di secondi dopo il pareggio avrebbe potuto tagliarci le gambe definitivamente. Ma Totti non poteva fare un favore così grande a Luis Enrique.

Anche la gestione della partita di Conte è stata tra le peggiori della stagione, al pari forse soltanto di quella col Genoa. S'è visto presto che Matri lassù disperso, con Estigarribia e uno spaesato Pepe poco inclini a spingere fino sul fondo, non avrebbe mai spaccato la partita come sperato. Eppure la panchina ha atteso il 23' del secondo tempo prima d'intervenire formalmente.

Un'idea precisa su Elia personalmente non me la son fatta, ma è evidente che Conte invece sì, eccome. Perciò sorprende che l'abbia gettato nella mischia in una partita così, in un momento tanto delicato. Il taglio dell'olandese su Quagliarella stava per fargli vincere una scommessa pazzesca, ma s'è trattato di un episodio. Per il resto, il ragazzo s'è trovato in una situazione troppo complessa per potersela cavare.

Nel complesso, una Juve troppo brutta per essere vera. Nonostante a Roma pareggiare sia dignitoso e nonostante i giallorossi alla fine non abbiano demeritato (ma stiamo parlando della solita Rometta, anche se pompata a mille), li vivo come due punti gettati. Speriamo proprio di no, ma a maggio potrebbero pesare. Speriamo intanto che le vacanze siano ben rilassanti e rigeneranti per tutti.

martedì 6 dicembre 2011

La notte dei cloni perdenti

Chissà se lunedì la Juve incontrerà la Roma di Luis Enrique. Di sicuro, i bianconeri scenderanno all'Olimpico, ma non meraviglierebbe nessuno se lo spagnolo fosse già a guardarla in tivù. È finito presto l'innamoramento per un “progetto” che tutta la stampa italiana s'è precipitata ad applaudire dal primo momento. Un'unanimità che non si fatica a spiegare, visto che dietro l'operazione c'era Unicredit e mettersi contro un tale colosso bancario, sia che ti sieda nel cda sia che non, è comunque sconveniente.

Che prendere un allenatore in seconda dall'estero e metterlo a sedere su una delle panchine più importanti d'Italia fosse un'idea balorda, però, risultava preclaro a chi non avesse conti aperti in Unicredit.

Personalmente, da quando ci passarono l'idea che Maifredi fosse l'alter-ego di Arrigo Sacchi, fuggo a gambe levate davanti ai cloni. E il destino parallelo dello simil-Guardiola e dello Special Two non fa che regalarmi conferme.

Stasera il Chelsea di Vilas Boas si gioca gli ottavi di Champions col Valencia. Che passi o che non passi, fa già rumore che sia arrivato a giocarsi all'ultima partita un gruppo che comprende anche il Bayer Leverkusen e il Genk. Un girone tutt'altro che spaventevole. La Premier poi è già quasi andata, senza mai aver dato l'impressione di essere all'altezza di City e United. Ora è pure la seconda squadra di Londra, dietro a un Tottenham in ascesa.

Se parliamo di sfide cittadine, meglio tacere per decoro su quello che sta succedendo a Roma. Nel giro di due mesi siamo passati dalla santificazione a Luis Enrique e alle minacce a Reja, alla situazione esattamente speculare.

Personalmente vedere in alto mister seri e sottovalutati come l'Edi e Guidolin mi fa soltanto piacere. Gente che non segue le mode, perché loro di moda non ci vanno mai. Ma tosta e coriacea come il legno, senza fighettismi e sciarpette vezzose.

I cloni lasciamoli pure al Museo delle cere a simulare di essere quelli che vincono davvero, senza finzioni.

lunedì 5 dicembre 2011

L'uomo non ha morso il cane. Bene così. (A-Team su LaStampa.it)

Se un cane morde un uomo non è una notizia. Lo è se è l'uomo a mordere il cane. Questo insegnano nelle vecchie scuole di giornalismo. In quello sportivo insegnano che se la prima gioca in casa contro la penultima e vince, è come il cane che morde l'uomo. La Juve ha messo in cassa altri tre punti, altro da aggiungere non c'è.

Anche su Marchisio s'è già lungamente detto, mentre qualcosa si potrebbe sottolineare sulla supposta rosa corta, che continua a far risultato anche quando mancato i cosiddetti inamovibili. Catalano, l'uomo dell'ovvio, potrebbe arguire che è meglio avere in campo Pirlo che Pazienza. E io aggiungo che l'acqua calda scotta. Epperò s'è vinto lo stesso, pur senza far notizia.

In assenza di titoli, mi vorrei concentrare su un giocatore che so già che quest'anno mi farà tornare molte volte sull'argomento. Sui quotidiani sportivi di oggi, Mirko Vucinic ha preso larghe sufficienze. E quello inutilmente rosa definisce la sua partita “un'ora di qualità”.

Che il nostro numero 14 abbia piedi di classe superiore, non è discutibile. Per fortuna, però, io non sono costretto a far pagelle, altrimenti mi sarei trovato in pieno disaccordo coi colleghi.

Sappiamo che Mirko è uno che si accende quando ne ha voglia e spesso ciò non coincide quando gioca con le provinciali. Insomma, è uno che ama il caldo dei riflettori. Però chi ha classe dovrebbe essere proprio il grimaldello nelle partite contro squadre arroccate, dove gli spazi sono stretti come la vigilia di Natale all'ora di punta.

Invece, chissà, forse perché un po' orfano dei lanci di Pirlo, non ha fatto altro che accentrarsi e a cercare palla sulla trequarti, quando Conte gli chiedeva di restare largo sulla fascia. Lato del campo, tra l'altro, presidiato da Ghezzal, che è tutto fuorché un terzino., infatti, quando l'ha puntato, l'ha sempre saltato secco. Soltanto che Mirko era in giornata di triangoli stretti centrali, che non hanno portato alcun frutto.

Sarà una sensazione mia, ma ho l'impressione che il Mister non sia contento di quello che ha visto e che il dolorino che ha tolto Mirko dal campo abbia preceduto soltanto di un attimo la decisione della panchina.

Però, se si decide di segregare in panchina Del Piero e Quagliarella, bisogna che il preferito garantisca qualità, quantità e, soprattutto, continuità. Due su tre a Vucinic finora mancano. Quando i giochi si faranno duri, vedremo se sarà abbastanza duro per meritarsi tutta questa incondizionata fiducia.