martedì 31 luglio 2012

Conte e i rischi della realpolitik


Patteggiamento è una parola che mi fa orrore. Brutta, cacofonica, alludente. E assai equivocata. Nel codice penale non è ammissione di colpa. E non lo è neppure in quel purulento meandro di cavilli che è la giustizia sportiva, istituzione degna del più spietato Torquemada.

Il patteggiamento non porta neppure a sentenza, perché, come dice la Cassazione "stante carenza di quella piena valutazione dei fatti e delle prove che costituisce nel giudizio ordinario la premessa necessaria per l'applicazione della pena". Ovvero, il giudice non viene neppure coinvolto: è un accordo tra accusa e imputato per uscire dal processo. Tanto meno, tanto meglio. Accade quando ci si ritrova davanti a un vicolo cieco come quello che impone una giustizia che si basa sulle dichiarazioni fumose di un testimone attendibile a intermittenza.

Come avrebbe fatto Conte a difendersi dalle accuse di Carobbio è imperscrutabile. Come si fa a confutare uno che è considerato inattendibile se accusa il presidente del Siena Mezzaroma e invece rimane attendibile se altri suoi 30 compagni lo smentiscono (e nel qual caso, non sarebbero reticenti pure loro)? Una melma giuridica da cui non si esce come non si esce dalle sabbie mobili. Così ha prevalso la realpolik: meglio pagare poco che rischiare molto. Conte ha fatto bene?

Ad Adriano Sofri, uomo che per idee e convinzioni mi è sideralmente lontano, riconosco coraggio e coerenza fuori del comune. Pur di non ammettere una colpa che non sentiva, ha preferito farsi quasi trent'anni di carcere e non chiedere la grazia al Presidente della Repubblica. Richiesta che sarebbe quasi certamente stata accettata, ma avrebbe sottinteso un'ammissione di colpa.

I due casi non sono neanche lontanamente accostabili, né per gravità né per tipo di istituti giuridici, ma purtroppo l'onda anti-juventina monta e, in qualche modo, li accomuna. Per il sentire comune Conte sta già diventando reo confesso. Che non è nulla di più falso, ma sappiamo dove può portare il sentimento popolare. Senza contare che per la Juventus questo è davvero un incidente di rimbalzo: si trova coinvolta suo malgrado, ma radio private e televisioni popolari già le sparano addosso a palle incatenate.

Somma ignoranza o deliberata scelta per orientare le viscere del popolo calciofilo? Conoscendo la statura di troppi colleghi scelgo la uno. Finché le redazioni sono costituite da stagisti, l'approfondimento è optional e Palazzi può continuare a cercare le luci dei riflettori per ingrassare un ego incompatibile col ruolo.

giovedì 26 luglio 2012

Oh, beato stupore!


Lo stupore è sempre un sentimento tenero. Lascia trasparire candore e assenza di malizia. Sicché stamattina mi sono sentito un po' più puro del solito, aprendo il pdf che conteneva il deferimento per omessa denuncia di Antonio Conte riferito alla sola Novara – Siena del 1° maggio 2011. Una sola partita, bene. Anche strano, ma bene.

Sul sito del giornale rosa che non parla d'economia invece già si scriveva che Conte era indagato anche per AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. Oh bella, che cantonata, i gazzettieri. Si vede che erano rimasti colpiti da suggestione dopo aver ascoltato il loro vicedirettore inviato a palazzo da Palazzi dichiarare con un giorno d'anticipo a RadioRadio che il procuratore federale avrebbe calato la scure con deferimenti «pesantemente colpevolisti». Di solito, il vicedirettore prevede bene. Dev'essere arte medianica più che mediatica. Però stavolta, zac, buco!

Invece, passa qualche quarto d'ora e la Federazione si sente in obbligo di rettifica. Le partite che coinvolgono Conte sono proprio due. Si vede che nel frattempo qualcuno in via Allegri a Roma s'è connesso a Internet e s'è accorto che da via Solferino a Milano arrivavano indicazioni più precise. E s'è giustamente adeguato.

Per discutere dei modi e dei tempi di questa indagine c'è tempo. Non troppo, ma c'è. Ora preferisco assaporare questo leggero stato di ebbrezza regalatomi dal riscoprire il brivido dello stupore. Proprio quando ormai pensavo che nella vita, e tanto più nel calcio, nulla più sarebbe riuscito a sorprendermi davvero.

lunedì 16 luglio 2012

Guidolin for FourFourTwo England



Francesco Guidolin, you are one of the most famous Italian managers, but you are not so known abroad, despite of your recent experiences in Champions League and Europa League with Udinese. How would you present yourself to the English fans?
“I'm near to the 500th cap, 470 in the Serie A and 30 in Ligue 1 with Monaco, and I have the English football in my heart. My contract with Udinese will close in 2015, after that I dream to train an English club”.

Another candidate for the Ferguson's reign?
“Absolutely not. I love to start from the bottom, to help teams in difficulty. When I was young I used to follow Nottigham Forrest, Southampton, Leeds. Instead of Man Utd, Chelsea or Arsenal, I would prefer those kind of teams. The old faded nobles searching for a new life”.

Why did you have to wait your 56 to get a top trainer?
“I like to work hard, but I am not a image-maker. I prefer to go on the pitch than in Tv. Often the whole destiny is decided by single situations and I was very near to Juventus, Inter and Lazio in the past. Anyway, I used to think that a great trainer has not to be judged just by the roll of honor. Stanley Kubrick didn't win the Academy Award, but you can't say that he wasn't one of the greatest directors ever”.

Why Premier League is more appealing than Serie A? We used to be “The best tournaiment in the world”.

“I am a big fan of cyclism and it happened the same as between the France Tour and the Giro. In one word: planning. Now Tour is the most famous race in the world as the Premier League is the most appealing championship for the rest of the world.  In the late Nineties, Calcio was the best tournaiments but its rulers didn't understand that we needed new stadiums. It's partly a sport question than a more general way to think. Anyway, on the pitch I don't think that Premier is really better than Italian football”.

If you would be English, what would your team?
“I like Manchester United”.

But you have just said that you are not a ManU's bench candidate!
“Correct. I am just a fan. When I was child, there were not football on Tv, we read about the foreigner teams on the paper. Just few lines, but enough to fall in love with George Best. I like also Liverpool and I think that Arsenal is philosophically very close to my Udinese”.

ManU, Liverpool, Arsenal... Too much, mister Guidolin!

“Oh, don't misread me! As a professional trainer I dream a little, romantic team. Preferably in London. My son is studying there, so I have already the flat!”.

martedì 10 luglio 2012

Se tanto mi dà tanto



Ma chi sono questi ragazzotti che rappresentano le squadre milanesi? Dove sono finiti i campioni?

lunedì 2 luglio 2012

ItalRugby e Adidas. Finalmente ufficiale

La voce circolava da mesi, ma ora è ufficiale. Mi è appena arrivato il comunicato di Adidas che annuncia che l’accordo durerà fino al 2017 e prevede la produzione del pallone ufficiale da gara che verrà utilizzato anche nelle gare interne del 6 Nazioni.
Le nuove divise azzurre con le tre strisce saranno presentate a settembre e faranno il loro esordio in campo nei Cariparma Test Match di novembre.
Se c'è un commento da fare è che Adidas le maglie le sa fare (e non violenta i colori come è successo ai Pumas argentini).

Prandelli nuovo Valcareggi


Di 0-4 in una finale, qualsiasi essa sia, di Mondiale, Europeo o Champions la mia labile memoria non ne ricorda. Bisogna risalire al 1970, quando Pelé e il miglior Brasile di tutti i tempi ci schiantò 4-1 nella finale di Città del Messico. Infatti di quel torneo ricordiamo solo il celebre 4-3 alla Germania in semifinale.

Di Ferruccio Valcareggi, all'epoca sulla panchina, però tendiamo più a ricordare i tentennamenti, i sei minuti di Rivera, la staffetta con Mazzola figlia della paura. Cesare Prandelli rischia la stessa sorte. Un'umiliazione così feroce in finale può stendere un velo (per nulla pietoso) su tutto il torneo, che pure nel complesso ha del miracoloso.

Ma la gestione della finale da parte del c.t. è stata davvero disastrosa. Al di là dell'infortunio di Thiago Motta, un giocatore talmente logoro che rischiarlo come terzo cambio è già di per sé un errore imperdonabile.

L'impiego dello stesso Chiellini, che arrivava da un infortunio rattoppato al volo in prossimità del torneo, andava soppesato con maggior attenzione. Tre partite in otto giorni sono un carico molto pesante a fine stagione: alla fine vale più la freschezza che i valori reali. Cassano è arrivato all'Europeo da miracolato, c'era bisogno di fargli fare tutti i minuti che ha giocato?

Inoltre, tornando a Prandelli, che razza di visione tattica dimostra uno che mette Thiago Motta mentre sta perdendo 0-2 contro una squadra che in tre tornei vinti non ha mai subito un solo gol negli scontri a eliminazione diretta? Come poteva pensare di sovvertire una statistica tanto tremenda inserendo un giocatore che al limite, quando sta bene, interdisce, contiene, ma di certo non regala il genio che sarebbe servito per compiere un miracolo?

Anche il suo modo di preparare dialetticamente il match m'è sembrato da perdente di successo. Non una stilla d'adrenalina. Piuttosto, un mettere le mani avanti («Siamo stanchi», «Calendario sfavorevole», «Però ce la giochiamo») da chi proprio non è abituaro a caricare l'ambiente in un'occasione così importante. Un anti-Mourinho per intenderci. Ma neppure un Guardiola, che seppur con toni diversi sa invece toccare i tasti giusti per caricare i giocatori, senza crear loro alibi a priori.

Ora si toglierà i celebri sassolini. E, quando non andrà in pellegrinaggio, rimarrà sulla sua panchina puntando a Brasile 2014. Brasile che, dopo la finale con la Spagna, a me pare molto più lontano dell'oceano che ci sta in mezzo.