mercoledì 26 settembre 2012

Il caso Giovinco


In barriera vanno Giovinco e Giaccherini ed è come non averli. Ci si chiede se, nel XXI secolo, una squadra di alto livello può schierare contemporaneamente due giocatori di quella statura. Lo sport professionistico, al di là delle suggestioni e delle belle favole, è fatto di tecnica ma inevitabilmente anche di fisico. Questo accade in tutti gli sport professionistici, il calcio non può fare eccezione.

S'aggiunga che a Giovinco è stato ormai affidato un ruolo contronatura di prima punta, che non si concilia col fatto che basta toccarlo per stenderlo. Bisognerà riportarlo sull'esterno e vedere se saprà convincere più come vice Vucinic, anche se con in campo Quagliarella era proprio quello che doveva fare ma la sua presenza non è stata rilevata.

Tuttavia la maggior urgenza è ricostruirlo mentalmente. Seba sente l'insoddisfazione del pubblico, figlia probabilmente anche dell'incongrua valutazione (11 milioni per la metà) che ha accompagnato il suo rientro alla Juve. Non c'è dubbio che ora il compito di Conte e Carrera sia tutelarlo, se davvero si pensa di puntare su un giocatore che, sempre sul crinale dello sbocciare, è già arrivato a 25 anni. Questa è la stagione del dentro o fuori. Quanto meno per motivi di bilancio, sarebbe bene non svalutarlo.

Una delle regole principali è lasciargli il ruolo per cui è più vocato (partire largo per poi accentrarsi in velocità) e schierarlo, almeno inizialmente, nelle partite a lui più consone. Non cioé come quella del Franchi.

Poi, naturalmente, rimane aperta la questione: Giovinco dà il meglio contro le difese aperte, ma quando mai la Juventus ne incontrerà una? Ma almeno questa non è una domanda che dobbiamo rivolgere a lui.

domenica 23 settembre 2012

Questa Juve è come Zanardi


Per questo campionato la Juve sembra davvero troppo forte. Finirà come con Zanardi alla Maratona di New York: ci faranno fuori perché corriamo troppo veloci.

Gli altri sono allo sbando, ma i bianconeri sono addirittura migliori rispetto alla scorsa stagione. Certamente migliori nei singoli, perché se cambi De Ceglie con Asamoah il tasso si alza in automatico. Ma la vera crescita è mentale. Lo scorso anno, proprio in questo stesso periodo, avevamo scoperto il furore bianconero in dieci contro gli undici del Bologna. Finì in pareggio, ma quel  furore divenne la cifra stilistica della prima Juve di Conte. Una voglia di gol che molte volte però ci faceva diventare frenetici e ci spingeva verso la patologia del pareggismo.

Col Chievo abbiamo visto una Juve perfettamente consapevole, che pur tardando a trovare la via del gol (Sorrentino davvero granata dentro: allo Stadium si trasforma in Superman) non è andata in ansia. Un atteggiamento che riverberava sugli spalti: è stata un’attesa corale del gol. Allenatori, giocatori, pubblico: credo che nessuno abbia temuto di finire 0-0. Solo una questione di tempo.

Si è anche aperta una nuova era: quella della Juve di Conte 2.0. Sfruttando il non gradito vantaggio di avere una sola competizione, la scorsa stagione aveva imposto una squadra con undici titolari. Una formazione da snocciolare a memoria come negli anni Ottanta. Oggi si entra nell’era del turnover. Ovvero dei 16 o 17 titolari. Il segnale più forte arriva dal fatto che nessuno ha rimpianto Pirlo. Un’eventualità che pareva impossibile soltanto tre mesi fa.

La crescita dei bianconeri è costante e inarrestabile. Vediamo quanto dura. Poi, se vogliamo, soffermiamoci pure sulle pagliuzze (un Isla ghiacciato dal debutto allo Stadium e Pogba timidino nel primo tempo), ma nel frattempo, anche se è solo statistica, guardiamo anche le travi negli spogliatoi altrui: non è male vedere le milanesi perdere contro due squadre a strisce bianconere.

lunedì 17 settembre 2012

Su Marassi l'ombra di Stamford Bridge


Stamford Bridge è dietro l’angolo e ha allungato la sua lunga ombra su Marassi. Già dalle scelte iniziali, ma probabilmente anche per tutto il primo tempo e molti sprazzi del secondo. Ci sono vittorie che lasciano uno strano retrogusto in bocca. Valgono di più i venti minuti di strapotere (coincisi, nota bene, con gli ingressi di Vucinic e Asamoah) o settanta di grigia normalità?

Se tra i migliori in campo, se non il migliore in assoluto, c’è il portiere, la sua difesa non fa una bella figura. E SuperGigi oggi è stato decisivo. La sua parata sul gol già fatto di Bertolacci, quindici secondi prima del pareggio di Giaccherini, equivale a spostare la lancetta del barometro da tempesta a estate piena.

Nove punti in tre partite con due trasferte e una striscia d’imbattibilità che arriva a 42 non è statistica, è storia. Tuttavia i dubbi lasciati sono molti più dei gol segnati al Genoa. La fame che ci ha reso grandi lo scorso anno c’è ancora? Pirlo ha bisogno di riposo o sono gli avversari ad aver capito troppo? Il turn over spinto ci è concesso o dobbiamo dosare i cambi per non scendere troppo di livello? Come mai si arriva tanto facilmente a tu per tu con Buffon? Giovinco ha le qualità per diventare decisivo anche nelle partite dove si soffre? Vidal è sostituibile?

Forse però la domanda vera, che a suo modo potrebbe rispondere a tutte le precedenti è: quanto abbiamo sentito la vigilia della trasferta di Londra? Attendiamo qualche giorno e capiremo molto di più di questa nuova Juve.

giovedì 6 settembre 2012

L'etica si prescrive anche per Tavaroli?


L'etica non si prescrive, blaterava Abete lo scorso luglio, allorché il Palazzi, sostenendo che l'Inter sarebbe stato perseguibile ex fantasmagorici articoli 1 e 6 del codice sportivo, sottolineava che comunque ci si poteva mettere l'animo in pace perché era acqua passata.

Ieri Tavaroli, ex capo della security Telecom, sollecitato dai due benedetti paraculi de La zanzara su Radio24, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ha ammesso: «Su Moggi non esisteva un dossier, ma ci fu la richiesta di verificare alcune informazioni date all’Inter da un arbitro su presunti comportamenti di Moggi. Moratti mi disse: abbiamo ricevuto queste informazioni, vogliamo vedere se sono credibili. Parte degli accertamenti vennero svolti con attività illecite».

Quando Moggi parlava di spionaggio industriale si sogghignava e ci si regalava facezie sulle sim svizzere e dell'Est. Ora sappiamo da un tribunale della Repubblica italiana che la Telecom spiava Vieri e, da questa gravissima dichiarazione, pure il direttore generale della Juventus, una concorrente diretta non in classifica (l'Inter viaggiava a 30 punti di distacco), ma sul mercato. Perché tra Società per azioni non si parla più di scudetti di cartone o meno: si parla di spionaggio industriale e/o societario. E il codice coinvolto non è più quello sportivo, ma quello penale.

Postilla.
Articolo 621 cod. pen.. Rivelazione del contenuto di documenti segreti. Chiunque, essendo venuto abusivamente a cognizione del contenuto, che debba rimanere segreto, di altrui atti o documenti, pubblici o privati, non costituenti corrispondenza, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, è punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione fino a tre anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni.
Agli effetti della disposizione di cui al primo comma è considerato documento anche qualunque supporto informatico contenente dati, informazioni o programmi (1).
Il delitto è punibile a querela della persona offesa.
(1) Comma aggiunto dall’Articolo 7, L. 23 dicembre 1993, n. 547.

lunedì 3 settembre 2012

Avversari non rinvenuti

Senza sbruffoneria, se la qualità del campionato si cristallizzasse in quanto visto in questa seconda giornata sarebbe dura non ripetere l'exploit della scorsa stagione da imbattuti. Con in più l'inattesa novità di vederci assegnare i rigori, persino quelli che fanno discutere (però soltanto l'espulsione di Brkic, perché il fallo era solare).

L'Inter che qualcuno aveva accreditato come rivale non ha capo né coda. Non so se Stramaccioni abbia la possibilità di raddrizzare la barca, ma con la Roma ha mostrato limiti imbarazzanti. E, d'altronde, se tocca far giocare titolare un quarantenne significa che i conti non tornano. Guarin, Pereira e Gargano: il centrocampo è nuovo di pacca, ma per quello che hanno fatto vedere (e per quanto ne conosciamo) in tre non ne fanno uno dell'Inter del Triplete.

Il Milan ha vinto, ma senza la superpapera di Agliardi sarebbe ancora lì a cercare il secondo gol. Francamente, mi pare che il lavoro di Allegri sia ancora più in salita di quello di Strama, con l'ulteriore aggravante di essere stato zavorrato dalla augusta richiesta di scudetto. Ambrosini, uno dei pochi che ha carisma e coraggio di parlare, l'ha detto a chiare lettere: inutile far finta che tutto va ben, madama la marchesa. Bisogna pedalare e pure un bel po' per arrivare al livello della Juve. La pochezza di gioco offerta in due partite ne è la più valida riprova, e non è certo un De jong che può dare lustro alla manovra rossonera.

La Roma brilla di luce impropria: troppo piccola l'Inter per essere grande. Per ora si vede tanto entusiasmo, un Totti che di riflesso fa rimpiangere Del Piero, un Osvaldo che ne sbaglia tre, ma ne mette almeno una. Ma dietro, mamma mia! Non è questione di filosofia zemaniana, ma di qualità di uomini. Piris e Burdisso insieme te li puoi permettere solo se giochi contro una squadra senza attacco. Basta un catania e prendi due gol, fuorigioco o non fuorigioco.

Del Napoli apprezzo la coerenza. Il suo presidente De Laurentiis invoca un salto di qualità nell'offerta dello spettacolo calcio, per renderlo prodotto appetibile per l'estero, e con la Fiorentina organizza una partita di beach soccer. In Brasile sarà piaciuta. Per chi non sverna a Copacabana, invece, è l'impietosa fotografia dello stato comatoso in cui versa l'italico football.

(Tutti i giorni sono su: http://dieciscudetti.blogspot.com/)