giovedì 30 giugno 2011

Un 2011-12 in Seitiro

Presentato il nuovo pallone della prossima stagione. Questo è quello che è successo nello splendido spazio Studium, a Milano, quando è comparso l'articolo.

Di fronte agli obiettivi arrapati da Seitiro, Fabio Guadagnini (SkySport e presentatore dell'evento),
Andrea Rossi (Nike) e Maurizio Beretta (Lega calcio)
Che poi è questo, con i gemellini di Liga e Premier.


Le caratteristiche? Prima di testarle sull'augusto campo dell'Argonnedrome, copio e incollo dalla cartella stampa:

1. Rivestimento in PU con micro-scanalature a garanzia di ottimo tocco di palla e una
lunga durata.
2. Elevate prestazioni visive garantite della tecnologia Nike RaDaR.
3. Distribuzione omogenea della pressione garantisce una risposta stabile del pallone
indipendentemente da dove lo si colpisca, offrendo su tutta la superficie quello che in
termine tecnico è definito “sweet spot a 360° gradi”.
4. La sfericità ottimale permette al pallone di volare più velocemente, più lontano e con
maggior precisione.
5. La schiuma ad azoto espanso flessibile e reticolata garantisce la durata e il
mantenimento della forma del pallone.
6. La camera d’aria a sei pannelli in lattice e carbonio consente un’accelerazione
esplosiva quando lo si colpisce.
7. Progettato su specifiche tecniche approvate dalla FIFA, pesa tra i 420-445 grammi e ha
una circonferenza compresa tra i 68.5-69.5 centimetri.


Anche la Serie Bwin giocherà le gare della stagione 2011-2012 con una versione
personalizzata del Nike Seitiro.

Il Nike Seitiro sarà in vendita da domani nei Nike Store e su www.nikestore.com al prezzo di 110 euro.

martedì 28 giugno 2011

Sentimento impopolare

Nel 2005, da ministro della Giustizia, Roberto Castelli se ne uscì con questa bizzarra definizione: “la Giustizia, secondo la Costituzione, è amministrata in nome del popolo, questo hanno stabilito i padri costituenti. Il magistrato deve sentenziare secondo il comune sentire del popolo e ciò significa saper interpretare quel che, in un dato momento storico, è il sentimento popolare”.

Di quale Costituzione non fece cenno, probabilmente disinteressato a quella italiana, che al contrario, all'articolo 10, recita chiaramente che la giustizia è “amministrata in nome del popolo” e i “giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Di “comune sentire” non ne parla minimamente, ed è ovvio: più che spesso il “sentimento popolare” è privo di nozioni giuridiche e garantiste. Ma sulle rive del Po tutto è concesso, perciò che Castelli, pur da Ministro della Repubblica italiana, se ne sia uscito con una fregnaccia monumentale non meraviglia nessuno.

Purtroppo, però, il concetto di “sentimento popolare” ha poi fatto breccia al punto che è stato unanimemente accolto nel calcio da Calciopoli in poi e introiettato così tanto dai tifosi da crederlo alla base della sentenza. Una superficiale ricerca su Google spingerebbe a credere che sia addirittura citato nelle motivazioni, ma nessun giurista al mondo (escluso Castelli, che è tutt'altro) si sognerebbe di metterlo per iscritto, neppure se lo pensasse.

La definizione, invece, fu coniata professor Mario Serio, direttore del dipartimento di diritto privato alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, uno dei cinque membri della Corte Federale. Sempre molto critico, si dimise dopo quella sbrigativa sentenza e commentò Calciopoli “come un'aberrante sentenza sull'onda del sentimento popolare”.

Ristabilita la realtà lessicale, attendiamo in queste ore che venga ristabilita anche la giustizia sportiva. Massimo Moratti parla ancora di “sensazioni” circa la congruità di tenere in bacheca uno scudetto malato. Stavolta però le impressioni non bastano: ci sono le intercettazioni che il “sentimento popolare” del 2006 ignorava (mi sarebbe piaciuto leggere come le avrebbe commentate il giornale rosa di allora, quello per cui – unico al mondo - lo scandalo era Moggiopoli).

Le probabilità che anche lo scudetto 2006 venga revocato sono molto alte. Ma la vera incognita è su che cosa succederebbe poi. Quali giochi di equilibrismo tra una prescrizione e l'altra permetterebbero a Giancarlo Abete di non infierire sull'Inter anche a livello sanzionatorio.

Il fixing del “sentimento popolare dei media” (soprattutto quelli controllati dalla forte lobby milanese) dà al momento un grande vantaggio per l'operazione “coperchio”: Moratti restituisce l'immeritato scudetto e tutto finisce lì.

La logica però va in senso contrario: se anche l'Inter verrà riconosciuta inadatta a indossare quel tricolore è perché qualcosa di poco pulito ha combinato. Toglierle uno scudetto che non ha mai vinto non è una punizione proporzionata.

Sono curioso di scoprire che cosa s'inventerà Abete. Perché da buon democristiano qualcosa se lo inventerà di certo.

lunedì 20 giugno 2011

Il calcio italiano a canestro

Il campionato di basket assomiglia sempre di più a quello di calcio. O viceversa, se preferite. Il quinto scudetto a fila proietta Siena nella leggenda e tra 50 anni ce lo ricorderemo come ci stiamo ricordando della Borletti Milano. Ma quanto fa bene alla pallacanestro un filotto del genere?

Io dico niente. Come non ci hanno fatto bene le vittorie senza storia dell'Inter degli ultimi anni. Lo scudetto del Milan è una ventata (non di aria fresca, ma accontentiamoci), ma gli effetti della dittatura si sentono lo stesso.

I destini dei due sport più seguiti d'Italia sono paralleli. Sky, la maggior fonte d'introiti di un sistema zoppo, ha già annunciato che non comprerà i diritti televisivi del basket. Il pubblico non ama seguire un campionato che si sa già come andrà a finire e il bacino di una città piccola come Siena di certo non aiuta.

Per altri versi, la minaccia è arrivata anche al calcio, ma l'onda distruttiva di un albo d'oro inchiodato su Milano giunge da più lontano e s'infrange sul calciomercato.

Possibile che l'Inter campione del mondo per club debba cambiare il quarto allenatore in tre anni? E, qui sta il clamoroso, nelle ultime due estati s'è vista dare il benservito dall'allenatore? Di solito, accade il contrario: non si vede praticamente mai un allenatore fuggire, strappando il contratto. Nei top team, come si chiamano oggi, proprio mai.

Sul Corriere, Sconcerti si interroga beffardo sulla strategia dell'Inter: “Siamo alla casualità più assoluta, non c’è nessun determinismo. Le grandi società non sono figlie degli orfani del mercato, decidono da sole cosa vogliono essere. E in base alla propria decisione scelgono il tecnico. L’Inter sta cercando senza avere un’idea di sé”. Il che è sacrosanto, ma non riguarda soltanto l'Inter, tutta la serie A ci è dentro fino al collo.

Lo scorso anno s'è giocato un campionato, probabilmente il primo della storia (a esclusione del primo in assoluto), dove non c'era neppure un allenatore scudettato. Quest'anno, se l'Inter non tira il coniglio fuori dal cappello, ne avremo uno, ma giusto perché Allegri l'ha appena vinto. Non è normale e non è un bel segnale.

Poi, di tutti i campioni gridati a nove colonne in arrivo dall'estero, abbiamo una sola certezza: quella che quelli che si sono formati qua, come Sanchez, se ne andranno. Non è soltanto questione di soldi, è prestigio, visibilità e, ammettiamolo, divertimento.

Il nostro è un campionato dove non si diverte più nessuno e dove non succede più niente. SkySport24 è lo specchio di questa tristezza: lo tieni spento una settimana e quando lo riaccendi i titoli che scorrono nel sottopancia sono gli stessi. Dello scorso anno.

Fino a quando l'australiano sarà disposto a scucire mille milioni per uno spettacolo tanto polveroso? Altro che calcio scommesse. Il calcio italiano guardi ai conti del basket se non vuole rischiare la stessa fine. Uno che fa beneficenza di rado viene soprannominato lo Squalo.

sabato 18 giugno 2011

Tutti colpevoli, nessun colpevole?

Ho l'onore di essere amico di due veri maestri di un giornalismo che non c'è più. E che, proprio perché troppo qualificati, l'editoria italiana, ormai cronicamente incapace di riconoscere il valore aggiunto dei fuoriclasse e interessata soltanto ai conti economici, li ha spinti alla pensione. Meglio una pletora di stagisti a costo zero che altrettanto abbiano da dire (e da protestare sindacalmente, ma questo è un altro discorso), che due esperti signori, con decine di Mondiali e Olimpiadi nelle suole.

Due così dovrebbero essere prime firme dei maggiori quotidiani italiani, invece si trovano a barcamenarsi tra web, canali televisivi regionali e il riconoscimento di quei lettori ancora non obnubilati e rimbambiti dal giornalismo megafono dei poteri forti.

Questi due maestri è ora che li presenti: si chiamano Roberto Beccantini e Franco Rossi.

Ebbene, entrambi, in tempi non sospetti, perciò pre-Calciopoli, mi regalarono due aforismi del tutto coincidenti. Mi risuonano in testa sempre più spesso, in questo disgraziato periodo.

Il Beck, mentre raccoglievo il materiale per Moggi Bianco & Noir (che, ci tengo a ricordarlo, non fu un instant-book, ma nacque prima dello scandalo, anche se venne pubblicato in contemporanea), mi dettò brutalmente: “Nel calcio il più pulito ci ha la rogna”.

Francone, senza consultarsi, rimarcò: “In un bordello è inutile cercare vergini”.

Ovvio che queste due lapidarie definizioni viene da applicarle quando si commenta la radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini. È giusto infliggere la condanna a morte sportiva a tre persone che facevano quello che s'è poi scoperto facevano molti altri, che oggi circolano a testa alta, felici e vincenti?

Tutti colpevoli, nessun colpevole: il padre di questo scempio giuridico fu Bettino Craxi, quando, all'alba di Tangentopoli, col celebre discorso in Parlamento provò a smuovere le coscienze degli altri responsabili di partito. Che tacquero. E lui non trovò di meglio che scappare all'estero. Oggi qualcuno prova a riabilitarlo, ma soltanto per avere vantaggi di sponda.

Perché il tema continua a riproporsi: l'Italia è piena di bordelli e, ogni tanto, qualcuno viene beccato dalla Buoncostume. Allora, prova a salvarsi dicendo che così fan tutti.

Non so, sarà che lo faran pure tutti, ma non io, però 'sta cosa che se tutti infrangono la legge allora non deve pagare nessuno a me fa girare gli zebedei a elica. Se ogni tanto provassimo ad applicare l'antica norma che se uno infrange la legge paga, indipendentemente da quello che gli succede attorno, è tanto rivoluzionario?

Poi, certo, tecnicamente Moggi e Giraudo sono stati incastrati senza uno straccio di prova vera, da tribunale serio. Ma altrettanto possiamo dire, tanto per fare nomi, dell'amministratore delegato del Milan che cenava di nascosto con Collina o dei massimi dirigenti interisti che promettevano un posto in banca all'arbitro Nucini. Per tacere degli attuali presidenti di Lazio e Fiorentina.

E, allora, perché i primi sono stati condannati a morte (sportiva) e gli altri no? Questo qualcuno, lì nel bordello, dovrebbe spiegarcelo. Così potremmo grattarci la rogna consapevolmente. Chissà, magari pure abituandoci ad auspicare un rivoluzionario: tutti colpevoli, tutti puniti.

martedì 14 giugno 2011

Mondo, alza la sedia e spaccala sulla testa del bastardo


Il Mondo quando parla devi interpretarlo. Poi, quando entri in sintonia con le sue perifrasi e le sue ridondanze, scopri che la sua bocca è sempre connessa al cervello e al cuore. Insomma, dice sempre quel che pensa. Non se ne trovano facilmente tipi così e, di sicuro, mai abbastanza, in una società dove l'apparire conta al punto da essere continuamente tentati a essere ciò che non si è.

Lui si definisce un allenatore pane e salame e ieri, festeggiando in conferenza stampa una salvezza che profuma di trionfo, ha accantonato l'insaccato e ha parlato pane al pane: “ho il cancro”.

Un bastardissimo, maledettissimo avversario che l'ha azzannato allo stomaco e che, dopo l'operazione di qualche mese fa che sembrava averlo sedato, ha rialzato la testa. Rieccolo, il bastardo.

Credo che la testimonianza di Emiliano sia importante anche per tutti quelli che stanno giocando la stessa partita, magari con pudore e senza il coraggio di dichiararlo. Chissà perché ancora oggi il “male incurabile” è vissuto come una colpa e non come una disgrazia da affrontare tutti insieme.

Il Mondo l'ha fatto a telecamere accese e non ha nascosto le lacrime. Non tradisce mai il, il Mondo.

Forza, Emiliano, alza la sedia e spaccala in testa al bastardo. Poi vieni in studio, che c'è da parlare di calciomercato.

mercoledì 8 giugno 2011

The greatest

Ma chi più dell'altro? Altre due emozioni dal Museo del Calcio di Coverciano.

Maglia originale di O'Rey

Maglia originale del Pibe

martedì 7 giugno 2011

A day in Coverciano

La scorsa settimana, in occasione dell'ufficializzazione del contratto di sponsorizzazione tra la Nazionale e la Fiat (e quando con la Juve?), sono stato invitato a Coverciano per assistere a un allenamento degli Azzurri.

A parte tornare con la solita convinzione di ogni volta che vedo un allenamento di calcio (che se lo vede un nuotatore o un centometrista gli si perfora la bile), ho avuto la fortuna di visitare il Museo del Calcio (oltre che di salire su una Freemont... questo lo devo dire per gratitudine verso gli ospiti, ma è buona davvero, visto il listino).

E, tra le altre, mi sono portato a casa queste istantane di pura emozione.


La riproduzione della Coppa del Mondo

Maglia originale di Gaetano Scirea, Mondiale 1982

Riproduzione della Coppa Rimet

lunedì 6 giugno 2011

Le anime belle del calcio sporco

Nel bel pezzo “Un sistema senza coraggio” sul Corriere della Sera di oggi, Dario Di Vico affronta finalmente il tema del calcio scommesse per come va fatto, accantonando moralismi e pietismi che vanno da sé e non hanno bisogno di sottolineature.

Così, oltre a rimarcare l'assurdità di un panorama professionistico economicamente incapace e impossibilitato a mantenersi, Di Vico infila il dito nella piaga che in troppi fingono di non vedere: le autorità sportive sono inadatte a un ruolo così delicato. Anche in questo caso, come in molti altri (Calciopoli su tutti), sono costrette a inseguire indagini terze, che invece dovrebbero nascere dagli organi di giustizia sportiva. Appoggiarsi alla giustizia ordinaria per esercitare il normale potere di controllo è diventato consuetudine per i vertici del calcio.

“Se un arbitro concede un rigore dubbio le moviole di tutt'Italia si scatenano, se invece un portiere spalanca la sua porta ai complici della squadra avversaria tutto tace e il filmato finisce tutt'al più su Paperissima”, riassume Di Vico.

Petrucci e Abete ancora una volta si sono trovati di fronte a eventi più grandi di loro e, invece di prendersi tutte le responsabilità del ruolo che incarnano, si appellano all'ininfluente fatto che “la giustizia sportiva non può fare intercettazioni”.

Ci volevano intercettazioni per sentire puzza di marcio in Brescia-Bologna dello scorso 2 aprile? Non sono uno scommettitore, neanche alla Snai, ma la notizia che al mercoledì questa partita non era più nemmeno quotata è giunta fino a me. L'1 era dato per certo.

Che c'è di strano se si dà per scontata una partita tra una squadra allo sbando in serie negativa da settimane (il Brescia) contro una in piena forma, tra le più brillanti del periodo (il Bologna)? Nulla, se non che, in questo caso, tutti sapevano che avrebbe vinto il Brescia. Al 9' si era già sul 2-0 e alla fine fu un 3-1 vergognoso.

Che il Bologna si stesse vendendo una partita dietro l'altra in quel periodo lo intuivano pure i sassi. Gli unici che non se ne sono accorti sono stati i segugi federali. Eppure gli strumenti sono a portata di mano, senza scomodare le intercettazioni telefoniche. Si può fare anche comodamente da casa, come insegna la Uefa, che ingaggia smanettoni di Internet e li mette sulle tracce dei flussi di danaro sui siti di scommesse orientali.

Forse basterebbe soltanto rizzare le orecchie. È una vita che sento dire che le ultime cinque partite in serie B le vince chi paga di più. Possibile che nessuno sia andato a guardarci dentro, quanto meno per zittire i "si dice"?

Invece, ancora una volta, il calcio è a rimorchio delle procure e dei benpensanti. Ed entrambi fanno partite diverse da quelle che servirebbero davvero al calcio pulito.