martedì 30 aprile 2013

Che cosa resterà di questo campionato?

Ci siamo, manca un punticino e forse neanche. Che cosa rimane di un campionato talmente dominato da togliere quasi il gusto?

Innanzi tutto, la sensazione che sono due a fila ma, visto lo stato degli avversari, la prospettiva non si ferma qui. Un paio di innesti (Llorente è già uno? Di certo, migliora la rosa: fuori Bendtner e/o Anelka e dentro chiunque altro e già si sta meglio) e, al momento, in Italia non scorgo avversari capaci di restare in scia.

Poi, mi pare che la stagione abbia risposto in modo quasi irridente a chi sosteneva che la Juventus non avrebbe retto il doppio impegno campionato coppa. Questa stagione finirà con molti più punti degli 84 dello scorso anno, con un distacco molto più abissale sulla seconda, rispetto al +4 sul Milan dell’anno passato. Con la superba aggiunta di un quarto di finale di Champions che ad agosto sembrava davvero un traguardo super. Chiaro che cammin facendo ci si ingolosisce, ma non perdiamo le prospettive: arrivare tra le prime otto e uscire per mano di questo Bayern è un risultato da applausi sinceri.

Mettiamoci una finale di Coppa Italia sfiorata per una manciata di secondi e il quadro della forza (anche mentale) di questa rosa è completo.

Tra le note di cronaca con sfumature storiche, ci metto poi lo sbocciare definitivo di uno che diventerà un giocatore da ricordare: Paul Pogba. Talenti così in giro se ne vedono di rado ed è bello persino seguire il modo in cui Conte lo sta coltivando, come si fa con i fiori rari. Troppo sole o qualche goccia in più d’acqua possono appassirlo e il bravo floricultore lo sa e dosa complimenti a panchine apparentemente inspiegabili, salvo poi cambiare modulo tutto per lui.

A proposito di modulo, la stagione dichiara senza mezzi termini che l’ortodossia al 3-5-2 è da archiviare. Gli avversari hanno capito tutti come aggredire le fonti di gioco e il prossimo anno non può essere affrontato così. Questo spiega la neanche tanto segreta intenzione di Conte di tornare al vecchio amore, il 4-2-4, gettandosi sul mercato alla ricerca di ali all’altezza. L’importante è non ricadere in una nuova ortodossia e considerare i moduli per quello che sono, ossia un mezzo e non il fine, che rimane il vincere.

Lasciatemi finire con una chiosa sul un giocatore che, a distanza di due anni, mi pare ancora incredibile che vesta la nostra maglia, Andrea Pirlo. La sua classe, il suo talento, la gioia che ci regala ogni volta che il pallone gli arriva tra i piedi vanno preservati. Per questo bisogna studiare moduli che non lo logorino e, soprattutto, trovare il modo di offrirgli delle pause, fisiche e mentali. Un vice-Pirlo non esiste al mondo, forse l’unico poteva essere Verratti, ma ormai ha preso altre strade ed è inutile calcolarlo. Tuttavia bisogna escogitare il modo per allungare la carriera ad Andrea: un'altra stagione come questa non è ipotizzabile, anche in prospettiva Mondiale. Questo è uno dei compiti principali del Mister, per il bene della Juve, ma, senza esagerazione, anche della Storia del calcio italiano.

martedì 16 aprile 2013

Ora organizziamo la festa

L’unico dubbio rimane quando organizzare la festa scudetto nel modo più perfido. Se all’Olimpico dopo il derby o in casa col Palermo, il 5 maggio, data che regala sempre quell’eccitante prurito. Purtroppo, non dipende solo da noi, sennò la data preferita si poteva mettere ai voti online, che va di gran moda.

Personalmente, mi stanno entrambe bene, anche se mi pare più verosimile la festa casalinga. Conviene prepararsi.

Per il resto, l’inusuale Monday Night ci ha riaccomodato ai ritmi nostrani, dopo la centrifuga bavarese. Il primo tempo della Lazio sembrava una partita da torneo estivo. Se affronti la Juventus con lo stesso furore di un sabato pomeriggio al centro commerciale ne esci come minimo con le ossa rotte. Vidal ne ha fatti due, ma il Festival dell’Errore Madornale Sotto Porta (di qua e di là) rende bugiardo persino lo 0-2.

Bravo anche Conte a improvvisare un modulo inedito contro una squadra senza difesa, ma la differenza tra Juve e Lazio è davvero tutta nel ritmo e nell’intensità.

Peccato che Robben e Ribery non avessero il passo dei tempi di saldi degli aquilotti. Però m’è piaciuto il modo in cui quella sconfitta sia stata digerita e metabolizzata in pochissimi giorni. Speriamo sia pure utile, soprattutto ai piani alti della Società.

Certo è che la sensazione è quella che con un paio di innesti all’anno questa squadra possa davvero monopolizzare per anni e anni l’albo d’oro di un campionato troppo inferiore. Sputare nel piatto tricolore, per agognare a tutti i costi lontani trionfi continentali, mi pare per ora un esercizio tafazziano: godiamoci questo scudetto (e i prossimi che arriveranno) e brindiamo a una squadra così forte da girarsi indietro e non vedere nessuno.

domenica 7 aprile 2013

Ora concentriamoci sul sogno

Dodici punti, che potrebbero diventare meno dopo stasera e la partita tra Napoli e Genoa. E ancor meno dopo Milan-Napoli di domenica prossima. Sono i punti che separano la Juve dallo scudetto.

Dopo aver sofferto in modo strano con uno scassato Pescara, la Juve si trova ad aver disinnescato le prossime trappole: Lazio, Milan e Torino, le tre prossime avversarie, sono ininfluenti. Basterà fare punteggio pieno con Palermo e Cagliari in casa e Atalanta e Samp fuori nelle ultime quattro di campionato. E probabilmente basterà pure meno.

Campionato archiviato, rimane aperta soltanto la variabile su quando i bianconeri diventeranno campioni matematicamente. La quart’ultima, in casa con il Palermo potrebbe essere la partita della festa scudetto. La data è propizia: il 5 maggio.

Ora concentrazione massima sul sogno. Mercoledì tutti allo Stadium a far sentire ai ragazzi la gratitudine per una stagione magnifica. Servirà una Juve molto più veloce e meno sulle gambe rispetto a quella spenta col Pescara, ma se poi il sogno si materializzasse, ci sarebbe addirittura la possibilità di concentrarsi solo sulle ultime tre partite di coppa, visto che il campionato è già in bacheca.

mercoledì 3 aprile 2013

Una sola speranza: l'Alzheimer del Kaiser

Diciamocela così. La peggior Juve dell’era Conte ha affrontato il Bayern nella sua veste migliore e non ne è uscita già eliminata. Rimonte dallo 0-2 non sono impossibili e gli esempi sono dietro l’angolo, vero Milan? Tuttavia la metafora contiana del grattacielo che non si costruisce con paletta e secchiello è allarmante. E tragicamente vera.

La distanza con i migliori d’Europa (perché questi lo sono, certamente più del Real, molto probabilmente più dello stesso Barça attuale: due finali in tre anni le fanno soltanto i grandissimi) è ancora molto grande e ampiamente prevista. Difficilmente mercoledì prossimo si potrà realizzare il sogno della remuntada (chissà poi perché ormai, dal triplete in poi, si parla soltanto spagnolo).

Prendiamone atto e niente piagnistei. Nessuno, sinceramente, aveva messo in preventivo la coppa con le orecchie. Si sapeva che c’erano squadre più attrezzate e ai quarti abbiamo beccato la più forte di tutte. Applausi al Bayern e venga pure allo Stadium che sarà una bolgia. Poi applausi anche alla Juve, comunque finisca, perché una stagione così è da incorniciare. Ricordate quelli che qualche mese fa sostenevano che la Juve non poteva reggere le due competizioni? In campionato ha più punti dello scorso anno, quando giocava solo in Italia.

L’unico appiglio che mi concedo è il colpo di Alzheimer di Franz Beckembauer. Solo uno scatto epocale d’orgoglio può riempire un gap che oggi pare incolmabile. Sparare sul pianista è il modo più diretto per farlo scoccare. Che poi si può mettere in croce Buffon per i due gol, ma il tabellino recita: tiri Bayern 21. Se gli altri 19 non hanno gonfiato il risultato qualche merito deve pure averlo il portiere, no?

Ma basta pensare all’Allianz Arena. È già ora di concentrarci sullo Stadium. Comunque vada sarà un successo.