Il mio consueto "A-Team" sul sito de La Stampa, a commento di Genoa-Juve
Abbiamo trovato il centravanti del futuro. È portoghese, 28 anni, raro fiuto del gol: ha trasformato d’astuzia un innocuo assist di Marchisio e sul magnifico cross di Krasic ha deviato sul paletto più lontano, infilando l’incolpevole Eduardo. Che poi è egli stesso.
Suggerisco un cambio alla pari con Amauri: potenzialmente un affarone anche per il Genoa, visto che l’italo-brasiliano il pallone in porta non lo vede mai e come portiere sarebbe imbattibile.
Al di là delle prodezze di Eduardo, la Juve ha confermato progressi incoraggianti, nonostante un’infermeria da ospedale da campo della Prima Guerra Mondiale. Fa impressione, ma deve anche inorgoglire, incoraggiare e far sperare, portare a casa tre punti schierando contemporaneamente Sorensen, uno che doveva fare il campionato Primavera, e Grosso e Salihamidzic, coppia che fino a qualche giorno fa era addirittura fuori rosa.
Quando riescono queste alchimie, che profumano di magico, è perché l’ambiente è sano e le cose funzionano al meglio. Di questo va dato atto a Delneri che, nonostante una materia prima non di eccelsa qualità, sta modellando la creatura in forma convincente.
Un altro simbolo di questa costante progressione è la luminosa stagione di Felipe Melo. Sollevato da ingrati e inopportuni compiti di regia, fa quello per cui è dotato: recuperare palloni. E il suo apporto è simbiotico al delicato lavoro di Aquilani: cucire i reparti e dare i tempi alla squadra. Che il dio del calcio preservi la salute ad Alberto!
Infine, Krasic. Ormai è quasi inutile soffermarsi sulle sue doti, che non sorprendono più. Mi è piuttosto piaciuto il carattere. Accolto a Marassi come se fosse Hannibal the Cannibal (evidentemente è il solo nella storia ad aver simulato una caduta in area), non ha fatto una piega: ha abbassato il capoccione biondo e ha tirato scemo Mimmo Criscito, nazionale azzurro. Così si reagisce alle ingiustizie.
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