mercoledì 24 novembre 2010
Benítez, tutta colpa della tua mascella
Il cinquantenne allenatore madrileno Rafael Benítez Maudes, detto Rafa, ha vinto due campionati spagnoli con il Valencia (che in totale ne ha vinti sei, di cui tre in periodo bellico e immediatamente post-bellico), la prima e unica Coppa Uefa dello stesso club, una Champions League, una Coppa d’Inghilterra, una Supercoppa Europea e una Community Shield con il Liverpool. Più una Supercoppa italiana con l’Inter.
Serve snocciolare il palmares da top trainer europeo, perché in questi giorni sembra che sulla panchina nerazzurra si sia seduto un pensionato in attesa del tram.
Stasera contro il Twente, seconda in Eredivisie, si gioca il futuro in Italia. La credibilità invece, qui da noi, gliel’hanno già fatta a pezzi dall’interno.
Fin dalla scorsa estate, infatti, il pluri-decorato Rafa è arrivato ad Appiano Gentile con il bollo della terza-quarta scelta. Nei corridoi di via Durini si narra che il suo nome sia stato caldeggiato a un perplessissimo Presidente dal direttore dell’area tecnica, Marco Branca, e dal figlio, in nome di quella gestione famigliare che connota gran parte delle società di calcio italiane.
Ma il patron Massimo (e gossip di palazzo aggiungono pure un’altra componente di spicco della famiglia), orfano del bel Josè, uno con il viso rubizzo e senza mascella squadrata non lo avrebbe voluto mai. Meglio gente come Capello, Hiddink, Spalletti. Ovvero, gli stessi nomi che girano oggi, ma che all’epoca, per un motivo o per l’altro, risposero picche al petroliere milanese, che si trovò a turarsi il naso e a scegliere colui al quale riconosceva l’unico pregio di una rimonta storica e umiliante al Milan.
Purtroppo per Rafa, però, il naso era tappato, ma la bocca è sempre stata liberissima. Una critica dietro l’altra, fino alla sfiducia definitiva del post-Milan: “Il derby si affronta con una mentalità diversa”. Lì Benítez è diventato ufficialmente un ex.
Non un gran tempismo. Perché va bene il Chievo, ma da stasera in poi il calendario sembra disegnato apposta per indicare all’Inter la strada per la resurrezione. Intanto, con una vittoria si regala l’accesso agli ottavi di Champions, con cui affrontare più tranquilli tre turni di campionato senza Eto’o. Ma non è che serva necessariamente il camerunense per battere in casa Parma e Cesena. La trasferta con la Lazio? Un pari ci può stare e, allora, sarebbero sette punti su nove. Che significa rilancio prima dell’appuntamento con la storia: il Mondiale per Club.
Provate a immaginarvi questo quadretto di Natale: Benítez campione del mondo, che attende placido gli scontri diretti in Champions e in piena corsa in campionato.
Idillio? Neanche per sogno, perché comunque andrà stasera, Rafa è un allenatore con la data di scadenza stampata in fronte. Grazie alla strategia del Presidente. E, se non siete Alice nel Paese delle Meraviglie, non abboccherete quando vi diranno che non è premeditata. Per Moratti la colpa di Benítez sta in quella mascella troppo rotonda: purtroppo per lui, a 50 anni, non la si cambia mica più. Neanche da Campioni del Mondo.
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