Scrivere a mente fredda rende tutto splendidamente cinico e spietato. Nove partite allo Stadium e nove vittorie, dieci successi a fila, con un solo gol subito, Roma e Napoli, le supposte pretendenti al titolo, che tornano a casa con tre gol sul groppone (a zero).
Se non è dominio questo.
Anche Conte ha stravinto la personale sfida con Garcia, che pure finora ha avuto molti meriti. Uno su tutti quello di far passare sotto silenzio la striscia di risultati che sta affliggendo la sua squadra dopo la sbornia delle dieci vittorie iniziali. In otto partite la Roma ha fatto 11 punti e ha vinto soltanto due volte in casa: contro un moribondo Catania e in modo stentato con la Fiorentina. Per il resto, pareggi con Torino, Sassuolo, Cagliari, quello fortunatissimo con l’Atalanta e col Milan malandato di oggi. Un ruolino da media classifica.
Invece di delirare sugli aiutini, Totti e compagni dovrebbero preoccuparsi del loro momento e cercare di capire se la vera Roma è quella del record iniziale o è questa che, in due mesi, s’è fatta divorare 13 punti dalla Juve. E capire che l’isteria non è nel bagaglio delle grandi squadre. I vincenti non ululano al complotto prima di una sfida vitale, perché sanno che abbaiando alla luna, la luna s’incazza.
Ed è quello che è capitato ieri allo Stadium, dove, se possibile, la Juve s’è abbeverata delle parole der Capitano per trovare una carica in più. Lo testimoniano le parole di Buffon e Barzagli nel dopo-partita, che hanno rispedito al mittente l’"alibi dei perdenti".
Gestire la sconfitta non è mai semplice, ma Totti e De Rossi sono vittime di se stessi e della propria romanità, che li acceca in un ambiente difficilissimo. Sarà paradossale, ma se Garcia vuole costruire una grande Roma, deve sbarazzarsi una volta per tutte dei due paladini della Capitale. Sono giocatori che invece di caricarsi sulle spalle la squadra, scaricano su di essa le loro paranoie da raccordo anulare.
Il sempre arzillo De Sanctis, non sapendo che altro dire, ha poi tirato in ballo il favore del sistema, perché la Juventus ha uno stadio gioiello. Una logica talmente alta che noi poveri mortali non riusciamo a capire. Io finora ho creduto che lo Stadium potesse e dovesse essere un vanto, ora invece scopro tristemente che è il segno dell’onta di un sistema baro che ci favorisce facendoci vedere le partite in modo civile e moderno.
Per il resto, un Tevez da standing ovation, un Vidal pazzesco, ma il mio migliore in campo è Giorgio Chiellini, la cui maglietta da 300 partite nella Juve, da oggi è in mostra al J-Museum. Impressionante per un giocatore nel pieno dell’attività.
Ultima nota a piè pagina: le lacrime di commozione di Trezeguet sono le nostre. Grazie di tutto, David.
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