Non è un gran momento per Berlusconi, che domenica sera ha dovuto
assistere anche a un Milan al punto più basso della sua era. Una squadra senza
qualità, sconclusionata, che ha palesemente mollato speranze e
allenatore. Una miseria calcistica, detto senza volontà d’offendere, ma
sottolineando come storia e tradizione del Milan debbano pretendere ben
altro scenario rispetto a quello esibito allo Stadium.
In campo e fuori, Mexes e i cori stupidi e inutili che hanno causato
la chiusura di San Siro. Non che, francamente, la nostra curva mi sia
piaciuta di più. Dall’allusivo, peloso e per molti versi odioso inno di
Mameli cantato durante il minuto di silenzio per le vittime di Lampedusa
all’inutile striscione alla fine del primo tempo (“Tribuna: andate, il
buffet è pronto”), che sottende il falso assioma per cui per essere
tifosi veri bisogna soffrire in piedi con qualche capetto che ti ordini
che cosa cantare e che cosa fare. Ma questo è un male soltanto italiano e
non è chiudendo i settori che si estirpa. Anzi, si rischia di
compattarli. Lo striscione del San Paolo “Napoli colera. E ora
chiudeteci la curva” dimostra che quando c’è da schierarsi contro
l’autorità, le curve non guardano ai colori.
Si sarà notato che fatico a commentare Juve-Milan. Anche perché non
mi sono lasciato abbagliare dal risultato. Ripeto: il Milan è troppo
poco per regalarmi emozioni. Sottolineo però le risposte che sono giunte apposta per sminare alcuni malumori sottotraccia.
Il primo, lampante, riguarda Giovinco. L’uomo che non sembrava mai
decisivo, scivolato al quinto posto nella gerarchia dell’attacco
bianconero. Un gol così bello va dedicato a tutti quelli che si stavano
dimenticando di lui. E tra questi non c’è Conte, che dal canto suo ha
messo a sedere chi gli contesta che non sa leggere la partita in corso.
Mentre tutto lo Stadium acclamava Llorente, lui ha buttato nella
mischia la Formica Atomica, sapendo che la difesa rossonera poteva
essere scassinata col gioco a terra, rapido, e quello dopo due minuti
dimostrava quanto avesse ragione. Prima ancora s’era inventato un Pogba
di fascia che, dopo l’insostenibile timidezza di Padoin, ha finalmente
attaccato Constant, mandandolo in bambola e creando l’uomo in più.
Per il resto, ogni critica naufraga davanti al tabellino di sei vittorie e un pareggio su sette partite.
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