L'umore cambia rapidamente, soprattutto quando si vive di insicurezze. Dopo l'euforia della partita e la furia dialettica del post partita di San Siro, ieri allo Juventus Stadium si respirava un clima sconsolato.
Antonio Conte, l'uomo che fino a qualche settimana fa mangiava l'erba, si mostrava afflitto e deluso, ma non arrabbiato. Il suo mantra, ripetuto a raffica e con voce monotona, era di ritenere un miracolo quello che la Juve ha fatto finora.
Non ha sentito gli ingenerosi fischi dello Stadium, ha detto. Invece, li abbiamo sentiti tutti a fine partita. Fischi di delusione e forse d'impotenza. La stessa che vive la Juve qui, tra le mura amiche, che avrebbero dovuto portare i 7-10 punti in più e che si stanno tramutanto in un incomprensibile tabù.
O forse è comprensibilissimo, e Conte l'ha capito prima di tutti e per questo lancia un allarme che ne vale due. Il primo è diretto ai tifosi: non volate troppo alto che quando si cade ci si può far molto male. Il secondo, alla società: io ho fatto un miracolo, ma non chiedetemi di farne due. E ora che si cominciano a tirare le fila del prossimo mercato, tenetene conto, se non volete tornare a frequentare i settimi posti.
Non è mancata neppure una frustatina alla squadra, nonostante continui a ripetere che lui non finirà mai di ringraziarla per quello che sta facendo. Troppo puri, chiama i suoi giocatori. Che tradotto significa che non sanno che cosa significhi la vittoria. A parte Buffon e Pirlo (e quando può, Del Piero), in effetti sono tutti purissimi. È certamente un limite, che il Milan proprio non ha.
Ma è anche una sottolineatura dell'avvertimento fatto a Marotta e c.: a giugno deve arrivare qualche “impuro”, con la bacheca piena e ricca, che trasmetta ai verginelli la capacità di vincere anche le partite che non meritano i tre punti. I campionati si vincono soltanto così: vincendo le partite immeritate. Ieri, invece, il pareggio è stato meritatissimo: onore al Chievo, ma non è con quattro meritati pareggi in cinque giornate che si vincono gli scudetti.
Così si spiega la desolazione di Conte che invita a guardarsi le spalle. Udinese e Lazio non sono così lontane e un abbassamento di concentrazione può aprire scenari inimmaginabili. Una Juve come quella di ieri può preoccuparsi sul serio, ma io continuo a pensare che sia stata troppo brutta per essere vera.
Mercoledì c'è il Bologna e sapremo prestissimo che sarà di noi. Conte sfrutti la domenica per incamerare nuove energie mentali e tornare a trasmettere ai suoi la voglia di divorare l'erba del Dall'Ara. Senza quella voglia lì, siamo una squadra da quattro pareggi in cinque gare.
P.S.: Un caro saluto a tutti quelli che credevano fosse meglio incontrare il Milan con Ibra.