Patteggiamento è una parola che mi fa
orrore. Brutta, cacofonica, alludente. E assai equivocata. Nel codice
penale non è ammissione di colpa. E non lo è neppure in quel
purulento meandro di cavilli che è la giustizia sportiva,
istituzione degna del più spietato Torquemada.
Il patteggiamento non porta neppure a
sentenza, perché, come dice la Cassazione "stante carenza di
quella piena valutazione dei fatti e delle prove che costituisce nel
giudizio ordinario la premessa necessaria per l'applicazione della
pena". Ovvero, il giudice non viene neppure coinvolto: è un
accordo tra accusa e imputato per uscire dal processo. Tanto meno,
tanto meglio. Accade quando ci si ritrova davanti a un vicolo cieco
come quello che impone una giustizia che si basa sulle dichiarazioni
fumose di un testimone attendibile a intermittenza.
Come avrebbe fatto Conte a difendersi
dalle accuse di Carobbio è imperscrutabile. Come si fa a confutare
uno che è considerato inattendibile se accusa il presidente del
Siena Mezzaroma e invece rimane attendibile se altri suoi 30 compagni
lo smentiscono (e nel qual caso, non sarebbero reticenti pure loro)?
Una melma giuridica da cui non si esce come non si esce dalle sabbie
mobili. Così ha prevalso la realpolik: meglio pagare poco che
rischiare molto. Conte ha fatto bene?
Ad Adriano Sofri, uomo che per idee e
convinzioni mi è sideralmente lontano, riconosco coraggio e coerenza
fuori del comune. Pur di non ammettere una colpa che non sentiva, ha
preferito farsi quasi trent'anni di carcere e non chiedere la grazia
al Presidente della Repubblica. Richiesta che sarebbe quasi
certamente stata accettata, ma avrebbe sottinteso un'ammissione di
colpa.
I due casi non sono neanche
lontanamente accostabili, né per gravità né per tipo di istituti
giuridici, ma purtroppo l'onda anti-juventina monta e, in qualche
modo, li accomuna. Per il sentire comune Conte sta già diventando
reo confesso. Che non è nulla di più falso, ma sappiamo dove può
portare il sentimento popolare. Senza contare che per la Juventus
questo è davvero un incidente di rimbalzo: si trova coinvolta suo
malgrado, ma radio private e televisioni popolari già le sparano
addosso a palle incatenate.
Somma ignoranza o deliberata scelta per
orientare le viscere del popolo calciofilo? Conoscendo la statura di
troppi colleghi scelgo la uno. Finché le redazioni sono costituite
da stagisti, l'approfondimento è optional e Palazzi può continuare
a cercare le luci dei riflettori per ingrassare un ego incompatibile
col ruolo.