C'è un luogo comune, messo in giro da chissà quale buontempone, per cui “nel calcio la politica non deve entrare”. Cioè, qui si gioca e si fa sport, le cose serie, con tutte le loro sporcizie, devono stare fuori degli stadi. A parte che potremmo stare settimane a disquisire sull'accezione della parola “politica”, ci vuole un bel coraggio a dire che i signori Berlusconi, Agnelli, Moratti, Abete, senza contare le banche e gli istituti di credito, non la facciano. Che non esercitino potere. Che non giochino partite diverse dal calcio. Che non lo facciano sulla pelle di milioni di tifosi.
Come gran parte del vivere civile, anche il sistema football si basa sulla politica. Fin troppo banale, nonostante faccia comodo pensare che lo sport viva in una bolla di sapone profumato. Direi piuttosto che mai come in questo periodo balzi all'occhio come il governo del calcio sia lo specchio del Paese.
Nel solito, infinito editoriale di Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica 17 luglio, s'annidano un paio di righe insinuanti: “Per uscire dallo stallo è necessario un più vasto concorso di popolo e di istituzioni, ciascuna nell’ambito della propria competenza. La classe dirigente, le forze sociali, la società civile sono chiamate a dare un fondamentale contributo”.Che tipo di contributo?
Il deputato e giornalista Paolo Guzzanti, osservatore ondivago che da ultimo traccheggia verso lidi del tutto opposti, l'ha individuato ai microfoni della Zanzara, su Radio24: “È un incitamento all'insurrezione”. Detto senza intonazioni scandalizzate, piuttosto con presa d'atto, quasi inevitabile. Pareva persino condividere la proposta. La sedizione come proposta bipartisan.
D'altronde, se un governo non sa prendere neppure la decisione di andarsene, i rischi che si corrono sono ben conosciuti al di là del Mediterraneo. Non siamo il Maghreb e questa è l'unica consolazione.
Però l'inquietudine striscia. Persino Gian Antonio Stella scrive sul Corriere (non su Lotta Continua!) del 18 luglio: “L'impressione netta è che, mentre chiedono ai cittadini di mettersi «una mano sul cuore e una sul portafoglio», per usare un antico appello di Giuliano Amato riproposto da chi aveva seminato l'illusione di non mettere mai le mani nelle tasche degli italiani, quelli che Giulio Einaudi chiamava «i Padreterni», non si rendano conto che il rifiuto di associarsi a questi sacrifici rischia di dar fuoco a una polveriera”.
È vero, un governo che non governa è miccia per polvere pirica. Il calcio, che – va ribadito - è politica, viaggia sugli stessi binari. Non può il presidente della Federazione dichiararsi incompetente a decidere sullo scudetto, cioè il massimo momento dello sport che rappresenta. È come se il Governo si dichiarasse incompetente a varare la Finanziaria. Incapace è un conto, incompetente mai. E qualora lo ammettesse: valigie immediate.
Invece, il governo del calcio è lì, stabile, con un Presidente che dal 1996 balza dalla sedia di vice a quella di titolare, senza perdere un colpo. Nel 2006, era il vice di Franco Carraro e ha resistito imperterrito anche allo tsunami di Calciopoli: non ha nemmeno dovuto riciclarsi alla Federsci.
Se si vuole evitare una rivoluzione da stadio, bisogna intervenire al volo. Dall'alto, dal basso, da dove volete: ma un movimento così ampio e che smuove sentimenti tanto viscerali ha bisogno di una guida ferma, autorevole e riconosciuta. Questo consiglio federale è quanto di più lontano. È un consiglio incompetente. La soluzione per salvare il nostro calcio non passa più dai tribunali: è, guarda caso, l'ennesima questione politica.
E finalmente!!!....sentivamo la mancanza di un articolo!!! Mi dispiace se ti eri illuso che qualcosa potesse cambiare.
RispondiEliminaNo, @Lex, non mi ero illuso per nIente. Mi sono soltanto stufato.
RispondiEliminaSpero che ora sia chiaro, sig.Stenti, cosa intendesse Moggi quando diceva che ha solo difeso la Juventus.
RispondiEliminaSia chiaro a me? L'ho scritto nell'aprile del 2006. Ma pur avendolo capito al volo, continuo a essere persuaso che in una guerra per bande non ci sono innocenti, neppure se la perdono.
RispondiEliminaInfatti, sig.Stenti, non ci sono innocenti, ma ci sono quelli che hanno pagato e i soliti che la fanno sempre franca.
RispondiEliminaP.S. Quale sarebbe la banda che perdeva la guerra?? Se hai in squadra Ciccio Colonnese e Taribo West, la qualificazione in Champions è gia' una vittoria.
Ultimamente leggo troppo Franco Rossi. Mi rimbombano in mente parole come "controspionaggio" "stalliere del re" "sputtanare moratti" "Lione Inter 98"... Altro che rivoluzione qua ci vorrebbe una restaurazione! AA in questo momento mi ricorda il primo mm. Viene usato da Inter e Milan per i diritti tv cosi' come facevano Moggi e galliani con mm negli anni prefarsopoli. Ma sarebbe ora di giocare sporco...
RispondiEliminariepilogo farsopolaro:
RispondiElimina1) A Roma per due anni intercettano vari esponenti del calcio. A capo dell'indagine il colonnello Auricchio
2)Auricchio conosce bene Baldini dai tempi delle fidejussioni diversamente valide.
3) Baldini e' consigliere di Oriali ai tempi dei passaporti diversamente validi.
4) Baldini dice a mazzini faccio il ribaltone per far fuori: Galliani, Carraro Giraudo. E dell'Inter no? Non gl'interessa?
5) Le intercettazioni non possono NON passare tramite il CNAg telecom che le gestisce a livello nazionale.
6) il Cnag telecom lo gestisce Tavaroli.
7) Tavaroli in precedenza ha dossierato De Santis, Bergamo Fabiani, Moggi. Nell'interesse di chi? vabbe platonica
8) il referente di tavaroli e' Buora vicepres di telecom. E dell'Inter.
9) A maggio 2006 un altro ex consigliere dell'inter diventa Commissario FIGC e nomina Borrelli capo dell'ufficio indagini
10) Verso il 20 maggio 2006 il vice (ed uomo di fiducia) dell'ex consigliere dell'Inter ora Commissario FIGC va a Napoli a parlare con i pm
11) una settimana dopo Borrelli va a Napoli a prendere le intercettazioni. Non "certificate" come quelle che la FIGC acquisira' 4 anni dopo...
12) Sempre a maggio 2006 durante gl'interrogatori un ex guardalinee parla di pressioni dell'inter per modificare un referto arbitrale ma non viene ascoltato e anzi gli rispondono che non interessa.
12) Finita calciopoli, Borrelli viene chiamato in parlamento, ed essendo valido magistrato ha capito. Ed e' in imbarazzo. E confessa che sono successe cose strane una settimana prima che lui andasse a Napoli.
E questi sono FATTI.
Scambiersti Marchiosio con Vucinic? Io no.
RispondiEliminaUn club serio non dovrebbe denunciare Rumenigge per le sue dichiarazioni?...
RispondiElimina@Lex. 1) No. 2) Sì.
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