domenica 17 aprile 2011

A Firenze una squadra fuori tempo (A-Team su LaStampa.it)

Ci sono tempi e modi. Andare a Firenze, lasciare il pallino in mano ai viola e tornare con la porta inviolata e un punticino che smuove la classifica è un obiettivo accettabile, in linea di massima. Se avviene in dicembre o a febbraio, quando i giochi sono completamente aperti e si possono ancora fare i conti con la media inglese.

Oggi no, quello che in altri tempi sarebbe stato tollerabile, è soltanto un segnale di tristezza e grigiore. La Fiorentina di quest’anno è anodina, incolore e insapore. In questo periodo, in cui nulla ha da dimostrare o da conquistare, è acqua tiepida di rubinetto.

La Juve, invece, alla luce delle tre vittorie consecutive e del risultato della Roma (sommato a quello plausibile dell’Udinese a Napoli), aveva il dovere di scendere al Franchi con il machete tra i denti. È sembrata al contrario uno di quei pacifisti degli anni Sessanta fotografati mentre infilavano i fiori nelle canne di fucile. Molto nobile, ma così in Champions ci va la Lazio, che non ci sta pensando su troppo a menare la clava.

Otto punti da recuperare su quindici a disposizione. Una volta per tutte, possiamo concentrarci sull’Europa di riserva, quella che tutti inseguono a maggio per schifarla settembre. E al primo che nomina ancora la parola Champions, che gli venga la raucedine.

Purtroppo, ancora una volta, l’approccio alla partita del Mister m’è oscuro. La squadra è entrata in campo come se fosse giovedì, con l’aggravante di una formazione da provinciale senza speranza: perché mai schierare una sola punta in un match da dentro o fuori? Questa però è la mentalità di una squadra senza cromosomi vincenti. Di una società che non sembra imparare dai propri errori. Di un allenatore che siederà sulla nostra panchina anche l’anno prossimo, quello che inaugurerà il nuovo stadio. Evento che, nel mio piccolo di ingenuo tifoso, sognavo con ben altri colori e musiche. Magari quelli dell’unica Europa che conta. Scopro però che forse conta soltanto per me.

5 commenti:

  1. Concordo su tutto. Anche se non ho capito la domanda dell'ultima riga...
    Delneri e' un provinciale che sa fare solo questo BENE, gioca meglio fuori casa che in casa e i numeri stanno li a testimoniarlo: 2° miglior difesa esterna, 25 gol beccati in casa. Nel primo tempo era comprensibile stare dietro e attendere, ma nella seconda parte veramente inconcepibile l'atteggiamento dimesso...che rabbia. E non parliamo delle interviste postpartita: "bisogna avere rispetto per i campioni della Fiorentina"....ecco chi ha chiesto Montolivo e Gilardino ecco a chi stanno facendo la squadra, che tristezza! :(

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  2. RIPETO IL POST SU LA STAMPA : Dobbiamo anche guardare al presente. O almeno al futuro breve. Quanti soldi ci sono? Rimarrà o no Del Neri?...perchè anche prendere un allenatore di chiara fama poi significherebbe fare un mercato importante (che non mi sembra abbiano intenzione di fare). Non puoi prende Capello o chi per lui e poi dargli una squadra fotocopia di quella di quest'anno e mandarlo a fare i preliminari di Europa League. Tanto vale fare dei piccoli aggiustamenti e tenere Del Neri....cambiare tanto per cambiare non ha senso, secondo me...

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  3. «America me senti, America me senti....one, two, three, for...». Il presidente della Lazio Claudio Lotito, intervistato da Sky, comincia il suo discorso sulla svolta statunitense della Roma facendo il verso all'Alberto Sordi interprete del film "Un americano a Roma".

    LA CRITICA - Poi torna serio e dice che «per la Lazio non cambia nulla con l'arrivo degli americani alla Roma, mi auguro che cambi qualcosa per loro. Le somme che sono circolate finora servono solo a ripianare i debiti, non certo per rinforzare la rosa. Il loro primo aumento di capitale di 40 milioni serve a ripianare. Poi dovranno lanciare l'Opa, a cui non aderirà nessuno, per rastrellare le altre azioni dal mercato e costerà altrettanto».

    I CONTI - «Non voglio fare i conti in tasca agli altri - aggiunge il presidente della Lazio -, ma il bilancio è pubblico e alla fine loro (la Roma n.d.r.) chiuderanno la stagione con 40 milioni di debiti. Poi dovranno immettere ancora altro denaro per comprare e fare la squadra. Se portano idee nuove ben vengano, ma quella dello stadio non lo è, perchè io ne parlo da sette anni. Non è che arriva l'americano e fa lo stadio. Stiamo a Roma, e non in America, le paludi burocratiche italiane le conoscono tutti».

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  4. Dopo aver a più riprese dichiarato nelle settimane scorse che finalmente era arrivata l’ora della qualità, nell’intervista di ieri a Sky nel prepartita, è sembrato vincolare questi ricavi alla Champions; infatti, alla domanda se la qualificazione o meno in Champions avrebbe potuto condizionare in qualche modo il mercato delle Juventus ha risposto: “Sicuramente sì, perché evidentemente la Champions è un traguardo che, al di là del prestigio e del blasone che può portare, sicuramente dà anche la possibilità di incrementare ricavi che possono poi essere destinati agli investimenti”. E siccome da ieri sera la Champions è sempre più lontana (ma lo era anche prima in effetti), che si fa? Sempre nozze coi fichi secchi? Il bello (il brutto, anzi) è che chi sapeva farle è lontano adesso….

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  5. La speranza di un posto Champions, traguardo ambizioso un paio di mesi fa, è svanita. E così anche la possibilità di fare un mercato serio. Se (come sembra) anche la conduzione tecnica rimarrà la stessa, allora è bene sperare di non andare in Europa League per potersi concentrare solo sul campionato l'anno prossimo. Stando così le cose, con un grande campionato la Juve potrebbe arrivare terza (tre i posti Champions) e investire per l'anno successivo...
    A Firenze squadra poco lucida con un centrocampo che ha concesso troppo. La Juve avrebbe dovuto impostare la gara per vincere: o con un atteggiamento molto offensivo o meglio, a mio modo di vedere, giocando di rimessa. In un campionato nel quale la vittoria vale 3 punti è meglio rischiare qualcosa e cercare di vincere che strappare un pari. Merito alla Viola di aver giocato un calcio generoso, seppur sconclusionato, con una rosa non di grandissimo livello.
    Mi spiace sentire Del Neri al termine della partita mentre giustifica i risultati con gli infortuni: non è da Juve e, soprattutto, gli infortuni li hanno avuti tutti e tanti (Napoli escluso).

    Una piccola nota sul post precedente: ripensando alla storia degli ultimi 10 anni in Italia, e in particolare alla Juve, sarebbe da menzionare anche Trezeguet...sicuramente non al livello di Raul, ma comunque un grande giocatore.

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