domenica 24 novembre 2013

Conte non scende mai a patti

Sarà anche solo per ventiquattr’ore, ma la Juve è di nuovo in testa da sola, in attesa di vedere che cosa farà la Roma in casa col Cagliari. Al di là del risultato dei giallorossi, la squadra di Conte si ritrova con due punti in più rispetto alla scorsa stagione, quando ammazzò letteralmente il campionato. Arriva in vetta con un filotto di 5 vittorie a fila, con 12 gol fatti e soprattutto zero subiti.

Sembra davvero che Firenze rappresenti una chiave di volta e spezzi questa fase di stagione in un prima e un dopo i quattro schiaffoni. La Juve del prima non aveva subito gol soltanto nel derby, quella del dopo non ne prende uno. Qualcosa, nella testa, quei quattro ceffoni l’ha indubitabilmente fatto scattare.

Inutile nasconderselo, il Livorno è pochissima cosa e dovrà lottare duro per conquistare il quart’ultimo posto, tuttavia è stata una vittoria di personalità. Conte s’è dovuto inventare dal nulla una formazione che in difesa rasentava il delirio creativo. Ha funzionato tutto, anche la pazienza che la squadra ha sfoggiato davanti al muro amaranto.

Talvolta questi atteggiamenti avversari premiano oltre ogni merito, quindi applausi alla capacità di non farsi innervosire e di andare avanti imperterriti a macinare gioco. Una partita, questa di Livorno, che mi ricorda molto quella di Parma, facendo le giuste proporzioni tra le due avversarie. Qui come là, però, abbiamo trovato squadre devote al primo non prenderle, pronte a firmare col sangue lo zero a zero. Complimenti perciò ai Conte boys che a tali patti non scendono mai.

E complimenti alla neo-coppia Tevez-Llorente. Quest’ultimo dovrebbe fare un bel giro d’Italia a raccogliere scuse, dopo l’accoglienza iniziale. Si faccia pure accompagnare da Conte, al quale erano bastate poche settimane per sentirsi dare del rovina-attaccanti. Fernando come Bendtner o Anelka: quante ne abbiamo lette. Io, vecchio rancoroso, non le dimentico.

lunedì 11 novembre 2013

La supremazia non si misura in centimetri


È piuttosto patetico che una partita come quella ammirata allo Stadium venga ridotta ai 21 centimetri in fuorigioco di Llorente in occasione del gol lampo. Il calcio è uno sport vivo, di movimento e di contatto, e 21 centimetri sono misura andrologica da spogliatoio, non da campo.

Il rettangolo verde ci ha regalato ben altre indicazioni. La curva a inizio partita ha esibito una scenografia con il sottotitolo “In Italia c’è solo una squadra”. Non so se sia vero, di certo col Napoli c’è stata una sola squadra in campo.

Il gol del navarro ha solo accelerato l’ineludibile e gli azzurri ne escono tremendamente ridimensionati, considerando che in due scontri diretti con Juve e Roma hanno rimediato cinque gol senza farne neppure uno. Gli stessi giallorossi, acciuffati al 94’ dal bianconero d’esportazione Berardi, ora dovranno gestire il contraccolpo psicologico di quattro punti concessi ai bianconeri in due partite. Turni che, tra l’altro, avrebbero dovuto essere favorevoli ai giallorossi.

Siamo a un terzo quasi esatto del campionato e Conte ha rimesso in ordine le statistiche: negli ultimi quattro turni con Genoa, Catania, Parma e Napoli, dieci gol fatti e soprattutto zero subiti. Anche quest’ultima colonna sta rientrando nei ranghi abituali, dopo aver allarmato non poco il mister. E i tabellini dicono che la Juve è seconda a un’incollatura, con gli stessi punti dello scorso anno, col secondo miglior attacco (26 contro i 29 dell’inter) e la seconda miglior difesa (10 contro i 3 della Roma). Questa è la squadra che qualche settimana fa contro i veniva dipinta in crisi di gioco e di volontà.

Impossibile fare una classifica dei migliori, quando una squadra gira come un cronografo. Certo, abbagliano per la bellezza i gol di Pirlo e Pogba. Quest’ultimo, 20 anni, gioca da professionista con la leggerezza che in molti non hanno quando giocano al giovedì all’oratorio. Soltanto a pensarla una roba come quella che s’è inventato sul gol è da pazzi. E dire che Reina, gran portiere, è stato decisamente il migliore dei suoi.

Grande Pirlo, monumentale Barzagli, al meglio Buffon: i vecchi leoni hanno mostrato gli artigli. Ma ottimo anche Asamoah e in crescita Isla, alla settima partita in stagione, segno che Conte ha deciso che può contare ancora su di lui. Come Llorente alla nona presenza con quattro gol, tutti pesantissimi. Questo è il giocatore che qualcuno già accomunava a Bendtner e Anelka. Questo qualcuno non era certo il mister e, direi, nemmeno Tevez, che pare apprezzare far coppia con un corazziere che fa a sportellate anche per lui.