lunedì 6 maggio 2013
Il pagellone dello scudetto
Buffon 8,5 – Un torneo certamente facilitato da una difesa sempre più super, ma l’erroraccio dello scorso anno col Lecce gli deve aver acceso la lampadina dell’attenzione ed è sembrato badare più al sodo del solito. La parata dell’anno l’ha scelta lui stesso: quella di sul colpo di testa di Emeghara in Juve-Siena 3-0.
Barzagli 9,5 – Alzi la mano lo spergiuro capace di affermare che ci saremmo aspettati un giocatore del genere quando arrivò dal Wolfsburg. Lucido, sicuro, pulito, intelligente. Nel 2006 è diventato campione del mondo, ma forte così non lo è mai stato.
Bonucci 9 – Poco più di un anno fa usciva dallo Stadium tra i fischi. Uno scempio logico (non si fischia mai un proprio giocatore), ma anche tecnico: Leo ci ha messo poco per dimostrarci chi è davvero. Da quando ha ottenuto un po’ di fiducia, è addirittura diventato il primo play maker della manovra bianconera.
Chiellini 8 – Del monumentale trio di difesa è quello che ha pagato di più assenze e infortuni. Ma la sua assenza s’avverte e pesa. Il gol al San Paolo, poi, nobilita l’intera stagione.
Lichtsteiner 8,5 – Non so quanti polmoni abbia, ma la sua fascia andrebbe rizzollata ogni settimana per tutto il suo arare in su e in giù. Contro il Bayern a Torino si sono sentiti molti sospiri: “Ah, se ci fosse lui!”. Lui segna sempre alla prima di campionato e poi si vince. Consiglio: facciamolo segnare anche il prossimo anno.
Vidal 10 – L’uomo dell’anno, senza alcun dubbio. Con Arturo la Juve è cresciuta, ma pure lui è cresciuto grazie alla Juve. Preso dalla Germania per fare la diga e segar legna, è diventato un leader in campo e fuori. In doppia cifra anche nel tabellino dei gol, le sue reti non si contano soltanto, si pesano: una doppietta alla Lazio all’Olimpico, al Milan, nel derby e il gol scudetto non sono gol qualunque.
Pirlo 8 – Mezzo punto in meno perché lui è il Professore e ci si aspetta sempre qualcosa in più degli altri. Qualcosa ha certamente patito in stagione, forse anche perché gli avversari stanno capendo come ingabbiarlo. Tuttavia, quando la palla transita per i suoi piedi si ha sempre la sensazione che il dio del calcio si apra in un sorriso. Cinque gol su punizione.
Marchisio 8 – Stagione con qualche calo di tensione, senza contare lo scalcagnato schema 3-5-1-1, che lo costringe a giocare fuori ruolo. Sempre al servizio della squadra e se Pogba è sbocciato è anche merito suo che gli ha lasciato spazio. Tre gol al Torino in una stagione valgono una carriera.
Pogba 9 – È nata una stella. Il ragazzone di Lagny-sur-Marne ci ha messo un mesetto per far capire al popolo dello Stadium di che pasta è fatto, ovvero da quando lo scorso 20 ottobre ha trafitto De Sanctis con una legnata da fuori di sinistro e dieci giorni dopo ha regalato una vittoria fondamentale al 47’ del secondo tempo contro il Bologna. Mezzo punto in più per un futuro da invidiare: teniamocelo stretto.
Asamoah 6,5 – La mia personalissima delusione. Ho la sua maglia da luglio e pensavo sinceramente che sarebbe stato il crack di quest’anno, previsione rispettata fino alla Coppa d’Africa, poi è scomparso. Afflitto forse da una preparazione poco mirata e di sicuro da qualche timidezza di troppo, non ha reso come avrebbe potuto. Ma questa può essere una buona notizia: il prossimo anno avremo un Asa in più.
Vucinic 8 – Come mi riesce difficile essere lucido, parlando di Mirko, uno che riesce a farti innamorare e incazzare a mille nel giro di cinque minuti. Tuttavia quando lui manca là davanti si sente, in termini di manovra e di personalità. I critici ironizzano dicendo che gioca in pantofole: mettesse più spesso le scarpe sarebbe da Pallone d’oro.
Matri e Quagliarella 7,5 – Li metto insieme, per non ripetermi. Entrambi sempre a un passo dall'essere indispensabili e ogni volta si ritrovano seduti in panca. Chissà cosa frulla nella loro testa. In quella di Conte è abbastanza chiaro, invece: non sono loro i suoi attaccanti tipo. Tuttavia, insieme sommano 15 gol, molti pesanti come i due all’Inter a San Siro. O come quello psicologicamente importantissimo a Verona che Matri considera il più bello di tutta la sua carriera. Mezzo punto in più perché a me tutti e due danno l’impressione che potrebbero servirci anche il prossimo anno.
Giovinco 6 – Mi dispiace moltissimo essere così severo, ma se c’è uno che ha fallito la stagione è proprio Seba. Lasciamo i conti finanziari agli amministratori e concentriamoci sul campo. Tra le punte è stato quello più spinto da Conte e contemporaneamente quello che ha lasciato meno il segno. Evanescente e troppo leggero in Europa, è quasi sempre stato schierato prima punta, quando fisico e passo non glielo consentono. Sette gol sì, ma quanti decisivi?
Caceres, Padoin, Peluso 6,5 – I portatori d’acqua, i bravi soldatini, come li chiamerebbe Cassano (che, per inciso, con la sua arte, sta affogando a -30). È gente così che esalta i campioni.
Giaccherini 7 – Inutile dilungarsi su Giaccherinho: ha segnanto il vero gol scudetto all’ultimo secondo di Juve-Catania, l’emozione più forte di tutta la stagione 2012-13.
Isla, De Ceglie s.v. – Per un motivo o per l’altro i due non sono giudicabili. Certo, Mauricio ha avuto più occasioni di Paolo. E le ha sprecate.
Bendtner e Anelka 8 – Una stagione surreale per una coppia surreale, ma non una parola di troppo o mezza polemica. Muti e rassegnati: bravi, per questo meritano un 8. Poi il danese si è andato a sfogare in patria, ma ci era stato presentato come un pazzoide e nessuno qui l’ha mai visto in mutande. Pare che ci abbia dato dentro durante la festa scudetto: un futuro da pr.
Conte 10 e lode – Nella storia da capitano e da allenatore, è già un capitolo da enciclopedia, ma vincere lo scudetto due volte a fila ti spalanca le porte dello J-Museum. Questa, senza i Platini, gli Zidane, i Del Piero verrà ricordata come la Juve di Conte. La lode se la guadagna per le dichiarazioni post vittoria, che possiamo parafrasare così: “L’Italia è troppo piccola per noi”. Vincere è la vera condanna bianconera, altro che Palazzi.
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